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sonorizzazione da palco, sic et simpliciter, anche se con un sistema ad alta efficienza ci si può andare molto più vicini di quanto si posa fare con altri sistemi. Parlando di sistemi che puntano alla qualità, mi chiedo: se proprio si vuole aumentare la potenza in un impianto, perché non cercare di "distribuirla" in modo oculato? Sto alludendo alla multiamplificazione, una scelta che caldeggio da sempre. Per elevare il livello di un sistema attraverso l'amplificazione, "aumentandone" la potenza, a mio parere si ottengono dei vantaggi molto maggiori in termini qualitativi ripartendo questo "aumento" in più amplificatori di minore potenza ed alta qualità, quindi multiamplificando (es. 3 amplificatori da 20 W), piuttosto che impiegando un solo amplificatore più potente (da 60W) e costoso ma probabilmente di qualità non superiore (per non dire sicuramente inferiore).
La multiamplificazione è un tema che "studio" da molti anni ormai ed al quale tengo particolarmente ma che in Italia non ha mai incontrato un largo favore. In passato avevo anche tentato una proposta pubblica di un certo rilievo nell'ambito del progetto Galactron: quegli apparecchi implementavano un'idea di applicazione della multiamplificazione a me molto cara, il sistema era stato battezzato in quell'occasione "biamplificazione passiva assistita". Si tratta di un bi-amp passivo con un pre-filtraggio sugli amplificatori: lo ritengo tuttora un sistema molto valido e mi è capitato di riapplicarlo, opportunamente aggiornato, in vari impianti di mia realizzazione. La multiamplificazione attiva e quella passiva hanno entrambe vantaggi e svantaggi, ma in generale si tratta, a mio parere, della strada maestra per ottenere le massime prestazioni da un sistema di amplificazione. Non a caso cerco di proporle anche su impianti di medio livello: piuttosto che suggerire il passaggio ad un finale di livello superiore spesso mi trovo a segnalare la possibilità di affiancare ad un finale di una certa qualità un finale identico e multiamplificare; se le cose sono fatte con criterio il risultato può essere anche migliore. Naturalmente anche la multiamplificazione ha il rovescio della medaglia: oltre ai costi che salgono, ci sono delle difficoltà tutt'altro che trascurabili. Non si tratta, infatti, di una tecnica semplice ed alla portata di tutti, al contrario i parametri da tenere sotto controllo sono molti e
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solo con una grande esperienza, molte misure ed una accuratissima messa a punto si possono ottenere risultati davvero validi. Queste difficoltà, insieme ai costi elevati, credo siano i motivi che tengono lontani gli appassionati dalla multiamplificazione. Perché una multiamplificazione possa raggiungere quelle vette alle quali può aspirare occorrono, quindi, uno studio, una sperimentazione ed una realizzazione estremamente accurate ed attente ad ogni dettaglio.
HFG Sono oltre 20 anni che affermo le cose che Lei sostiene: bassa potenza, efficienza, multiamplificazione. Non è questa la sede adatta per ribadire il nostro pensiero, ma vorrei sottolineare un aspetto di HFG. Lei diceva che vi sono riviste che propongono un ampia panoramica delle diverse filosofie audio, inculcando nella mente degli audiofilo meno esperti, una certa confusione. HI-FIGUIDE non è così! Di fatto non accettiamo filosofie contrarie ai concetti di vera alta fedeltà. Diamo però spazio alle diverse filosofie relative alla costruzione dei diffusori, trattando anche i planari, in virtù di una particolare estetica sonora, che a molti piace. Per il resto, All'inizio di questa intervista abbiamo parlato di Luca Chiomenti dal punto di vista personale. Guardiamo ora al lato professionale. La Kiom è sul mercato dal 1999, sono quasi tre anni: si può fare un primo bilancio?
LC Credo di si. L'esperienza di una azienda è interessante e diversa da quanto ci si può aspettare vedendola da fuori. In passato ho avuto esperienze professionali nell'audio sia come giornalista (tuttora collaboro con varie riviste) sia come consulente per varie aziende: tra quelle note al pubblico ci sono ad esempio i nomi Aloia e Galactron, per quest'ultima ho realizzato i finali della serie 2000 (sono già passati otto anni: come vola il tempo!). Quando però si ha un'azienda la prospettiva cambia, si incontrano problemi nuovi che magari non ci si aspettava di dover affrontare. Non mi sto riferendo della gestione, che non mi ha trovato del tutto impreparato. Sto parlando di venire a contatto diretto con gli appassionati e scoprire un "mondo" di esigenze molto diverse da quelle che si immaginavano o che si erano sperimentate da utenti o da giornalisti. Il "peso" (Continua a pagina 19)
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