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(Continua da pagina 10)
controllare gli ultimi 10 numeri di Fedeltà del Suono, dal n. 78 all'87 (ho preso quelli solo per comodità). In quei numeri compaiono le prove di 10 minidiffusori e di... 9 diffusori grandi, da pavimento. A questi va aggiunta una "arena" fatta con 15 diffusori piccoli, è vero, ma trattati all'interno di un unico articolo in due parti che non credo possa essere messa nel conto delle normali prove: si trattava di un confronto tra sistemi particolarmente economici ("15 diffusori entro le 800 mila lire la coppia") ed in quel lotto era presente anche una Infinity a tre vie che non era certo un minidiffusore ma rientrava nel costo. Quello riportato è solo un esempio ma ritengo che anche altre riviste abbiano una distribuzione di prove nel complesso comparabile e che, quindi, affermare che le riviste in genere parlino soltanto di minidiffusori non mi pare che rispecchi la realtà.
- Che "i minidiffusori siano il massimo in tema di vera hifi": io non concordo e l'ho già detto. Alcuni giornalisti l'hanno sostenuto e lo sostengono ma non direi che questa possa essere considerata in toto l'opinione delle riviste: si tratta di posizioni personali dei singoli. Le riviste in genere non hanno una opinione particolare ma presentano i diversi pareri dei collaboratori ed alcune, anzi, ci tengono molto ad ospitare punti di vista anche molto diversi per offrire ai lettori una panoramica particolarmente ampia. Ci sono molti giornalisti che sui minidiffusori la pensano in modo diametralmente opposto, lo dichiarano spesso e lo dimostrano, tra l'altro, con i loro sistemi personali che impiegano diffusori di dimensioni importanti. Nel mio piccolo qualche giornalista audio lo conosco. Tra i diffusori che impiegano nei loro impianti mi vengono in mente Vandersteen, Thiel, Quad ESL63, Klipschorn, dipoli custom non certo piccoli etc. Generalizzare il discorso alle "riviste audio" nel loro insieme è, a mio parere, una semplificazione eccessiva del problema e che può portare ad un errore di valutazione. Se si vogliono attribuire delle responsabilità per una sopravvalutazione dei minidiffusori occorre, credo, essere più precisi e fare nomi e cognomi dei singoli discutendo caso per caso. A mio parere le opinioni in merito sono molto differenziate.
- Il mio caso personale: non c'entra nulla né può
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essere impiegato in questo ragionamento. Ho detto, e ribadisco, che il mio allontanamento dall'hifi è avvenuto in un periodo, tra l'84 e l'86, nel quale il mercato era molto ma molto diverso da oggi. Inoltre esso era determinato da motivazioni personali del tutto private, che nulla avevano a che fare né con le riviste, né con l'hifi stessa né, a maggior ragione, con qualsivoglia suo aspetto tecnico.
- Non credo, per concludere, che la stampa abbia "seriamente contribuito" alla disfatta dell'hifi. L'abbandono dell'hifi, ovvero la contrazione del mercato, è un fenomeno complesso, legato ad innumerevoli fattori. Certe posizioni giornalistiche potrebbero, e sottolineo il condizionale, avere contribuito ma non credo davvero possano essere considerate determinanti in questi fenomeni, anzi forse non sono state neppure significative. A mio parere la stampa specializzata segue un settore e lo rappresenta, non lo inventa né lo domina: capacità ben al di là di quelle che sono mai state, in qualsiasi periodo, i reali poteri delle riviste sul mercato. I mercati si sviluppano e si contraggono in funzione di ben altro che quello che scrivono le riviste. In questo caso siamo di fronte ad un settore merceologico non legato ad alcun bisogno primario fondamentale, almeno nel momento in cui lo si considera fenomeno di massa. Cioè per qualcuno la musica ben riprodotta può essere un bisogno davvero forte, ci sono i veri appassionati ma il loro numero è sempre stato ridotto anche quando il mercato complessivo era ben più vasto di oggi. Il mercato consumer, che per un certo periodo storico si è mescolato con quello più realmente hifi, oggi ha ripreso una strada diversa. E allora? Chi un tempo si è interessato all'hifi come gioco poi ha... cambiato gioco. Dal computer al telefonino al sistema audiovideo, se di giochi si deve trattare. Chi era interessato davvero alla musica è rimasto, ma sono (siamo...) sempre stati pochini. Ci sono cose che hanno fatto molto più male all'alta fedeltà della stampa: prodotti senza senso e dal prezzo spropositato in assoluto, oppure dal prezzo esagerato rispetto alle prestazioni. Se proprio vogliamo criticare la stampa specializzata possiamo dire che sarebbe dovuta essere più cauta, più accorta o più critica su questo e su altri punti ma da qui ad affermare che essa abbia seriamente contribuito alla disfatta dell'hifi credo ne passi parecchio.
(Continua a pagina 12)
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