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(Continua da pagina 8)
Anche in questo caso, i riferimenti reali possibili, sono pressoché infiniti. Altri 2 capolavori, da sentire assolutamente, sono:
- la "Sinfonia N° 1" di Johannes Brahms; già nei primi 40 secondi del movimento iniziale, aiutano con grande efficacia a conoscere il suono dei timpani; - la "Sinfonia N° 7" di Mahler; in particolare l'assolo del "Rondò finale", è considerato un vero e proprio banco di prova da ogni timpanista.
Come si può vedere dalla foto, alla base del timpano è montato il pedale di accordatura, in quanto essendo uno strumento a percussione membranofono a suono determinato, è possibile stabilire l'intonazione del suono, ovvero determinarne la nota. In passato, la nota era "determinabile", ma veniva "fissata" dal percussionista prima del concerto, quindi si poteva comunque "usare" una sola nota; adesso questa può essere variata durante l'esecuzione, proprio grazie al pedale di accordatura, che modifica la tensione della pelle.
La mia attenzione si è concentrata sul timpano più grande, quello da 32 pollici (82 cm) di diametro, essendo chiaro che le differenze rispetto a quelli più piccoli sono facilmente intuibili.
Per iniziare, ho chiesto di "eseguire" l'"Alba" del capolavoro Straussiano "Also sprach Zarathustra", anche perché si tratta di un'opera musicale molto conosciuta ed allo stesso tempo largamente usata dagli audiofili, per testare la dinamica dei sistemi. Durante questo splendido assolo ho potuto rilevare una dinamica devastante per le orecchie, ma un po' meno per il corpo, perché quando i timpani vengono suonati in un certo modo, colpendoli vicino ai bordi e con un'accordatura molto tesa, sembrano non avere una grande estensione in basso; diciamo che ad un immaginario impianto sembrerebbe bastare una "modesta" potenzialità di circa 112db indistorti ad un metro, a partire da 70-80 Hz, per riprodurre dei timpani credibili.
Quando viene cambiata la tensione della pelle, in modo da fare emettere allo strumento le sue note più basse, ci si sposta rapidamente verso i 45-50 hz, sempre scandendo bene i singoli colpi.
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Il "bello" è arrivato quando il percussionista ha eseguito, per una quarantina di secondi di seguito (un vero e proprio audiomassaggio), il cosiddetto rullo di timpani, usando (guarda caso) 2 timpani da 32 pollici. Beh, qui, sempre pensando ad un ipotetico impianto, ma è chiaro che in primis pensiamo ai 2 eventuali diffusori, le cose si complicano e non di poco. Anche se volessimo fermarci al solo suono "diretto" dello strumento, possiamo ascoltare una pressione sonora elevatissima, causata dai transienti delle mazze che colpiscono le pelli, ma contemporaneamente, le caldaie (così i musicisti definiscono la cassa di risonanza dei timpani), fanno sentire quanta aria si muove al loro interno, creando un tappeto continuo intorno ai 30-35 Hz, che riempie gradualmente ogni ambiente e quando il percussionista vuole creare l'effetto, sembra letteralmente di veder "dondolare" l'aria attorno allo strumento. Questo volendosi accontentare del suono "diretto" degli strumenti musicali. Se ascoltiamo attentamente il rullo di timpani, durante un'esecuzione fatta in ambienti più "normali" per questo strumento, vediamo che, così come per ogni altro strumento esistente, le frequenze più basse, saranno in realtà necessarie per riprodurre la sensazione di movimento del musicista, l'aria attorno ad esso ed allo strumento stesso, le riflessioni del suono sulle pareti della sala e qualsiasi altra informazione relativa all'ambienza del luogo in cui è avvenuta l'esecuzione originale.
Anche in questo caso è fondamentale saper "filtrare", durante la riproduzione tramite il nostro sistema, il modo in cui sembrino realizzate le eventuali incisioni. A tal proposito sento spesso dire che gli strumenti, in teatro, "suonano piano", ma senza considerare che magari li stiamo ascoltando a 30 metri di distanza ed in un ambiente enorme; se invece provassimo, a parità di condizioni, ad ascoltare un impianto, ci sembrerebbe ancora che gli strumenti veri suonino poi così piano? Probabilmente no. La sensazione alla quale è difficile abituarsi, durante l'ascolto di un disco non perfettamente riuscito o talvolta pessimo, è che certi strumenti ci sembrano addosso ed altri tendono invece a perdersi; si potrebbe anche dire che alcuni ci sembra di ascoltarli da vicino ed altri da lontano. Vediamo quindi, che per accumulare esperienza e migliorare le proprie capacità di discernimento, è (Continua a pagina 10)
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