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certo numero di colpi ravvicinati, perciò reputo indispensabile sentire dal vivo almeno "La Sagra della primavera", ma anche il "Requiem" di Giuseppe Verdi, proprio grazie all'importanza solistica e particolarmente insistente delle grandi percussioni. Se sentiamo un singolo colpo di mazza, si capisce la potenza dello strumento solo in piccola parte. Quando il percussionista ha iniziato a "picchiare" sodo per una ventina di colpi di fila, oltre a sentire i singoli transienti sullo stomaco (e non solo….), si poteva sentire contemporaneamente il "tappeto" continuo generato dall'aria, in continuo movimento, contenuta all'interno dell'enorme strumento (104 cm di diametro per 52 cm di profondità), quindi si viene letteralmente attraversati da sonorità potentissime ed incredibilmente profonde, che rendono "abbastanza" difficile ascoltare troppo a lungo in campo ravvicinato. Ho anche verificato quanta aria usciva dallo "sfiato" laterale (chiaramente visibile nell'immagine) di questo bellissimo strumento: sembrava un piccolo compressore.
Ascoltando la grancassa in una platea, durante le normali esecuzioni, le sensazioni fisiche ed uditive, sono ovviamente molto diverse a causa della distanza. Quando viene usata per creare un suono continuo, anche se è comunque leggermente modulato, si tratta solo di dare il tempo alle basse frequenze, di espandersi in tutta la sala. Un singolo colpo sarà invece
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percepito più o meno intensamente a seconda della distanza, ma bisogna stare attenti alla sua eventuale coda sonora, che sarà più o meno lunga e profonda, sempre a seconda del nostro punto di ascolto e della distanza dello strumento dalle pareti che ne rifletteranno il suono.
Accertiamo quindi che il suono reale, a parità di strumento utilizzato, ha un'infinità di combinazioni, soprattutto per quanto concerne le note fondamentali dei grandi strumenti, che rendono necessario l'accumulo di quanta più esperienza possibile e come in tutti i campi, più cose nuove si scoprono e meno sembra di saperne. Pensiamo anche a quanto sia difficile il compito degli ingegneri del suono ed a quanto sia lodevole la bravura di quelli che riescono a catturare il suono di un grande organico orchestrale in modo equilibrato, realizzando la complessa amalgama tra dettaglio e corposità, tra singolo ed insieme, tra presenza e spazialità e via dicendo.
Tornando alla nostra passione per la musica riprodotta, questi approfondimenti mi confermano l'indispensabile utilizzo delle grandi torri dei bassi e dei grandi subwoofers per un ascolto credibile di questi strumenti. Le mie Tannoy da sole, pur avendo dimensioni accettabili, non mi permettono di sentire l'inizio dell'Otello come lo intendo io, ma soprattutto (Continua a pagina 8)
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