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Renato Giussani  1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 

(Continua da pagina 4)

raccontare tutta, ma forse qualche ricordo potrà bastare.
Innanzi tutto, io ero stato chiamato alla ESB nel 1979 con il preciso compito di farle fare un grosso salto di qualità. La nuova enorme fabbrica di Aprilia aveva bisogno di produrre, e vendere, 3/400 casse al giorno (per lo più bookshelf di prezzo medio e basso, ovviamente) e l'immagine del marchio creatasi con le serie "L" e "LD" doveva essere ricostruita. Per prima cosa risistemai la "LD" conferendole caratteristiche molto più "audiofile". Naturalmente la sensibilità e la robustezza dovevano rimanere su livelli il più alti possibile e quindi il compito non fu dei più facili. Il risultato ottenuto fu abbastanza buono grazie all'utilizzo di componenti da 4 ohm appositamente studiati e messi a punto con grande impegno sia da noi che dalla ditta fornitrice (la CIARE di Senigallia), che si dimostrò perfettamente in grado di sviluppare altoparlanti che rispettassero appieno tutte le specifiche tecniche che di volta in volta presentavo loro. Questo primo lavoro (durante il quale i riferimenti acustici e prestazionali furono contemporaneamente  le AR 10 pigreco, le Yamaha NS 1000, le B&W 801 ecc...)  ci consentì di prepararci al meglio al grande passo costituito dalla ideazione, progettazione, produzione e commercializzazione della serie 7.
Ricordo che Biasella mi diede carta bianca e mi pagò anche molto bene perché io fossi completamente tranquillo e libero di non pensare ad altro che allo sviluppo di questo progetto per molto tempo. Si doveva riuscire a proporre qualcosa di sostanzialmente nuovo (e, possibilmente, anche molto "innovativo") senza tradire nessuno dei principi usati dalla ESB fino a quel momento per costruire una immagine che, in un modo o nell'altro, era pur sempre stata vincente. Ricordo che un giorno ero seduto ai giardinetti di viale Tirreno (nei pressi del ponte sull'Aniene), qui a Roma, e ascoltando i rumori del traffico mi ritrovai a pensare che sarebbe stato bello se un giorno fosse esistito un sistema stereo in grado di ripresentare quei suoni (magari congiuntamente alle relative immagini) in modo tale da far credere, a diverse persone sedute su diverse panchine, di essere proprio in una situazione reale. Il primo problema era quello di fare in modo che il sistema fosse dotato di un "controllo di bilanciamento" automatico che agisse in modo diverso per ciascuno degli ascoltatori in modo da correggere la prospettiva che ciascuno poteva percepire,

indipendentemente dalla sua posizione rispetto alle casse. Il secondo problema era quello di consentire una dinamica della riproduzione più vicina possibile a quella della vita reale. Il terzo era quello di riprodurre anche le frequenze più profonde a buon livello con il minimo dei problemi. Il quarto era costituito dalla voglia di offrire una scena acustica dotata di  una realistica dimensione verticale. Il quinto era la mia convinzione che la sorgente acustica dovesse attuare una sorta di "autodimensionamento" in relazione alle dimensioni delle sorgenti acustiche che doveva riprodurre (anche in mono, un violino è più piccolo di un'orchestra sinfonica...). Il sesto era il desiderio di progettare il tutto in modo che il suono non cambiasse troppo al cambiare della installazione. Il settimo era la convinzione che la diffrazione del mobile non fosse un parametro da sottovalutare. L'ottavo era il target di prestazioni misurabili di prima categoria. Il nono era la facile interfacciabilità con qualunque buon amplificatore hi-fi. Il decimo...
Per ultimo, il suono delle casse della serie 7 doveva piacere al maggior numero di persone possibile (e a me per primo) sia in assoluto (anche a confronto con la realtà) che a confronto con i migliori "concorrenti" di allora e questo con qualunque genere musicale. Il primo diffusore della serie fu la 7/05, che riuscì comunque ad fornire soluzioni valide per raggiungere quasi per tutti gli obbiettivi appena citati. Per inciso, la serie si chiamò "7" perché all'epoca sia io che Biasella, pur non possedendole, consideravamo le auto BMW della serie "7" un buon riferimento "filosofico" per i nostri progetti. Auto eleganti e comode ma anche abbastanza sportiveggianti, dalla tecnologia affidabile anche se sempre all'avanguardia, contrariamente alla Mercedes che per i nostri gusti era un po' troppo cauta nell'introdurre nella sua produzione di serie i risultati di una sia pur avanzatissima ricerca.
Successivamente, con la 7/06, ebbi alcune intuizioni che mi consentirono di eliminare diversi difetti di nascita delle 7/05 e di raggiungere, ad un costo minore, risultati superiori.
Chi volesse approfondire le tematiche riguardanti la serie 7 ed il DSR, ovvero come giunsi alla soluzione di quella decina e più di problemi che mi ero posto tutto da solo, non deve fare altro che leggere "attentamente" alcuni dei pezzi riportati nel mio sito personale...
Quanto alla pratica della progettazione e della messa a punto vi posso raccontare che una


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