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Renato Giussani  1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 

(Continua da pagina 2)

pensiero su di essi e quali sono i parametri o quell'insieme di prerogative che un diffusore debba possedere per essere considerato tale.Noi ad esempio consigliamo ai nostri lettori di evitare i minidiffusori o i diffusori a larga banda, a meno che non si abbia un amore particolare (e scellerato) per tali componenti.Può essere così gentile da rischiarare l'oscurità medievale del momento?

R.G.
Iniziamo dalla parola "diffusore".
Quando (nel 1971) Gianfranco Binari, Daniel Caimi e pochi altri amici dettero il via alle pubblicazioni di Suono Stereo Hi-Fi, in Italia l'unica altra rivista che si occupava di alta fedeltà era "Discoteca Alta Fedeltà". La terminologia italiana per tutti i componenti non si era ancora consolidata e si faceva spesso riferimento ai termini inglesi. In inglese un mobile contenente altoparlanti ed il cui compito è quello di emettere suoni veniva e viene tuttora chiamato "Loudspeaker System", ovvero "sistema di altoparlanti".
Gli altoparlanti sono, ovviamente quelli che gli inglesi chiamano normalmente "loudspeaker units" o più brevemente Speakers.
Noi cominciavamo già a chiamare i "Loudspeaker Systems" "Casse acustiche" o più brevemente "Casse", nome che oggi molti giovani usano per i singoli altoparlanti, ancora più spesso per quelli per auto. Allora, qualcuno insisteva a chiamare le "nostre" casse "casse armoniche", facendo un po' di confusione con quelle di taluni strumenti musicali e che hanno in verità un compito assai diverso da quelle che supportano gli altoparlanti…
Dunque, per farla breve (?!), un giorno del 1972 noi decidemmo che la parola "cassa" non era abbastanza tecnica né elegante e ci riunimmo per decidere quale termine italiano usare per i Loudspeaker Systems. Giungemmo brevemente alla conclusione che la parola "diffusore", magari "acustico" potesse andar bene, dato che tale sistema era preposto ad emettere (e quindi, dal nostro punto di vista, diffondere) suoni.
Negli anni '80 un mio socio di allora (Paolo Nuti), giustamente, argomentò che la "diffusione" delle onde acustiche è un fenomeno fisico diverso dalla "emissione" delle stesse e decretò che i diffusori avrebbero dovuto chiamarsi "sistemi di altoparlanti" (termine non molto nuovo né originale, visto che è la traduzione letterale di quello inglese).

A me è sempre sembrato che in italiano il verbo diffondere venga usato in tali e tante accezioni (diffondere notizie…) che, prescindendo da quella legata al fenomeno fisico della "diffusione" (che consiste in uno "spezzettamento" del fronte d'onda che avviene, ad esempio, quando un'onda incontra un ostacolo avente dimensioni comparabili con la sua lunghezza d'onda), il termine "diffusore" potesse continuare ad essere usato senza problemi.
Ciò premesso, secondo me un diffusore "acustico" può essere considerato tale se è un "sistema di altoparlanti", anche se l'altoparlante è un solo gamma estesa, purché montato su un box caratterizzato da una sua propria autonomia fisica e preposto a sostenere l'altoparlante in modo da consentirgli di svolgere le sue funzioni di traduzione elettroacustica ed emissione sonora.
Se la sua domanda sottintendeva le parole "alta fedeltà", il discorso si fa molto più complesso.
Nessuno lo sa, ma esiste una normativa CEI (Comitato elettrotecnico italiano) che detta le regole in base alle quali un diffusore può essere definito hi-fi. Io ho partecipato, a suo tempo, alle riunioni del "sottocomitato 29" che doveva discuterle e proporle. Ricordo che fra i vari professori membri di quel comitato non ce ne era uno che ci capisse qualcosa. Riuscii ovviamente a far passare le regole che più piacevano a me in quel momento e che ritengo valide ancora oggi, anche se insufficienti.
La mia preoccupazione di allora era che i limiti che si sarebbero decisi per i vari parametri fossero abbastanza ristretti ma non tanto da non consentire di esser definite hi-fi alle mie amate Audiolab Delta Tre.
Trattandosi di diffusori di qualità molto elevata, il problema fu superato senza il minimo problema, ma la maschera di controllo della risposta in frequenza approvata risentì leggermente di questa impostazione, mostrando una certa tolleranza per una risposta leggermente enfatizzata alle frequenze oltre i 10 kHz (mi sembra di ricordare un paio di dB), visto che le Delta Tre avevano questa caratteristica.
Io non credo che i sistemi molto piccoli o quelli a larga banda possano essere discriminati a priori.
Dipende da cosa si vuole ascoltare. Per la riproduzione di un "a solo" di violino, ad esempio, o della voce di una cantante, senza accompagnamento strumentale, un minidiffusore potrebbe essere una scelta ottimale. Nel caso dei "larga banda" dipende dagli altoparlanti.


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