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LETTERE ALLA RIVISTA | 2000

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LETTERE ALLA RIVISTA

2000

LETTERA N. 13/2000  1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6

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non sfuggono a questa regola: con 100 dB di sensibilità e (solo?) il 4.5 % di efficienza, entrano di diritto nel mondo dell'alta efficienza, confine ipoteticamente segnato dal valore di sensibilità.
Progettare e mettere a punto diffusori dalla sensibilità superiore ai 96/100 dB è impresa per pochi.
Nulla a che vedere con i numerosi e bravissimi progettisti di diffusori per la sonorizzazione degli stadi delle formiche, che con il semplice picchiettare forsennatamente i tasti del computer, realizzano diffusori dal suono superbo, per il semplice motivo che il 99.9 % del segnale in ingresso viene trasformato in calore.

Un sistema a tromba come l'Everest, così come tutti i sistemi ad alta efficienza di qualsiasi tipo, costringe l'utilizzatore a
rivedere tutti i suoi parametri e conoscenze sull'audio, in quanto forieri di mettere in evidenza quasi tutto il contenuto presente nel segnale audio, oltre agli errori di progettazione, disposizione in ambiente, della qualità delle registrazioni, ecc.
Così si scopre che il 95% delle registrazioni esistenti nella nostra galassia sono pessime; che occorre estrema attenzione ai dettagli anche più insignificanti nella messa a punto, dettagli spesso tralasciati in quanto considerati inutili, a detta anche dei più insigni ed al contempo inutili esseri umani. Vorrei ricordarvi a tal proposito il mio editoriale intitolato "Meccanica Quantistica ed Hi-Fi", proprio per rendervi noto di come sia pericoloso sottovalutare o tralasciare alcuni particolari.

Tra questi dettagli, particolare importanza riveste la
potenza da applicare ai diffusori.
Quante volte entrando in contatto con negozianti e audiofili, sentiamo ripetere che "più watt ci sono meglio è!". La realtà è ben diversa. Basta come esempio, citare i tweeter da 1.000 Watt, spacciati come oro puro. Per sopportare simili

potenze, che mai nessun amplificatore erogherà su un tweeter, s'impiegano bobine massicce, e pesanti, avvolte su supporti in grado di dissipare una notevole dose di calore, in unione al ferrofluido in quantità; tutti elementi atti ad ingigantire ed appesantire la membrana vibrante, con la conseguente riduzione di estensione nella risposta in frequenza, perdita di efficienza e di velocità. Un woofer adatto per l'impiego professionale, ad esempio, può avere una bobina da 12 centimetri di diametro (quanto un woofer per minidiffusore) e peso superore ai 200 grammi per l'equipaggio mobile, ossia delle membrana compresa di bobina.

Da mie
esperienze e ricerca sul campo, fonometro alla mano, ho constatato che 104 dB di pressione massima nel punto di ascolto in ambiente domestico è un traguardo raro: si tratta quindi, di un valore di massima pressione acustica, difficilmente superabile, a meno di prediligere ascolti da discoteca. Questo significa anche che 104 dB è il livello massimo di pressione acustica, raggiungibile in ambiente domestico senza incorrere in crisi di rapporti con il vicinato o in eccessive saturazioni o fastidi all'ascolto. 104 dB è un suono decisamente forte, se considerato come picco, fortissimo, insopportabile, se considerato come media della pressione acustica. In quest'ultimo caso, l'ambiente domestico potrebbe rispondere generando molti problemi.

Stabilito ciò, possiamo facilmente calcolare quanta potenza occorre per pilotare in ambiente domestico diffusori da 100 dB di sensibilità. Sul tweeter ne basterebbero 3 W; sul medio 10 W; sul woofer, 25 W, ma si tratta di una potenza sovrabbondante, poiché si raggiungerebbero circa 113 dB di picco: una enormità. Un piccolo monotriodo da 7 W in Classe A, sarebbe sufficiente a stimolare il vicino di casa a


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