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HFG MUSIC | A COLLOQUIO CON...

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A COLLOQUIO CON...

Massimo Bottaro  1 | 2 | 3 | 4 | 5

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docente al pianoforte battuta per battuta,. È chiaro che per arrivare a questo bisogna prepararsi e quindi il docente che cura la preparazione deve far fare agli alunni i dettati necessari per metterli in condizione di scrivere tranquillamente sotto dettatura agli esami.

In musica l'"Orecchio Assoluto" e quello "Relativo" sono importanti, ma non fondamentali. Tra l'altro per "orecchio" intendiamo noi musicisti l'attitudine alla musica. Per gli audiofili invece, secondo me, è necessario un'altro tipo di orecchio: "l'orecchio raffinato", cioè la
capacità di saper comprendere come suona veramente uno strumento dal vivo. All'audiofilo non interessa scrivere ad orecchio partiture, non le deve suonare, al limite le scarica da internet. Oramai non ci sono più in giro partiture segrete, come il "Miserere" di Allegri ai tempi di Mozart, il quale lo ascoltò due volte e ne scrisse perfettamente la partitura!

Gli audiofili che ridono secondo me, lo fanno perchè non hanno l'orecchio da musicista. Di conseguenza non possono sapere qual è la sensazione che si prova nell'avere dentro di se la musica un istante dopo la percezione. Forse loro ascoltano il cavo o l'ampli, non la musica che, diamine, alcuni suonano pure; non dimentichiamoci che anch'io sono un audiofilo. A me fondamentalmente piace ascoltare musica cercando di proiettarmi nella sala del concerto, cosa che dovrebbe fare un signor impianto. Se poi desidero ascoltare incisione degli anni 60-70 di Arturo Benedetti Michelangeli, e sappiamo tutti bene come suonano, faccio volentieri il sacrificio: non bado più all'incisione che definisco "telefonata", ma ascolto il grande Maestro.

Per quanto riguarda l'utilità dell'Orecchio Assoluto in musica, a me serve tantissimo: dalle lezioni, che posso fare guardando fuori dalla finestra se non addirittura da un'altra stanza (cosa che didatticamente non faccio e non condivido perchè l'alunno non può capire le mie percezioni quindi legge l'atteggiamento come una superficialità o un pressappochismo, quindi mi siedo sempre alla destra della tastiera del pianoforte accanto all'alunno), e nella direzione del coro e dell'orchestra, per capire e regolare bene gli equilibri sonori e ... perchè no... anche gli errori di esecuzione di chi suona.

Per concludere, se può essere utile, la dimensione delle mie orecchie è di circa 6 per 3,5 centimetri. Non credo siano molto grandi….

HFG
Interessante approfondimento. Vorrei dire la mia sulle risate audiofile. Spesso costoro non hanno mai ascoltato uno strumento musicale dal vivo, oppure talmente di rado che è impossibile definire costoro conoscitori dei suoni reali. In effetti, giudicano il suono di ogni impianto, secondo un loro metro di giudizio, che non è il suono reale, bensì il loro suono preferito e solo Dio sa cos'è! Per questo ridono: perché sono a stretto contatto con Dio e solo loro sanno come deve suonare un impianto. Torniamo a noi. Qual è, secondo Lei, lo stato della cultura musicale in Italia? Qual è il suo pensiero ad esempio sui programmi come X-Factor ed Amici?

M. B.
Ha messo il dito su un tasto che non doveva suonare… L'Italia. Il paese del "bel canto". Dalla metà circa del 1600 agli inizi del '900 (sino al "Gianni Schicchi" di Puccini) la musica italiana ha dominato il mondo, e per mondo si intende quella parte del pianeta dove la cultura, il progresso, dove c'erano i teatri, le corti dei Re e dei Signori potenti, ma dove c'erano anche le guerre, la povertà. Sto parlando di Europa dove prende piede la musica colta, quella che poi sarà annoverata fra i libri e i testi dei conservatori di storia della musica.
Ancora oggi i segni agogici (per intenderci, quelli segnati all'inizio di un brano musicale: adagio, allegro, presto ecc.) vengono scritti e detti in italiano in tutto il mondo. Qualche tentativo è avvenuto in Germania con Schumann e Brahms e qualche altro come per esempio Arnold Schoenberg o Richard Strauss, i quali hanno tentato di scriverli in tedesco.

Cosa dire dopo una tradizione così radicata in Europa della musica Italiana: devo dire che oggi non va proprio bene.
Cominciamo dai Conservatori: i programmi di studio sono troppo vecchi e non vengono aggiornati da circa un secolo. Certo qualcuno dirà che ci sono i programmi sperimentali, ma perchè dobbiamo sperimentare; prima non si faceva! Sarebbe bello poter suonare agli esami autori del '900 e non soltanto i soliti, anche perchè molti giovani che finiscono gli studi poi non si dedicano agli approfondimenti ma vanno subito ad insegnare o far qualcos'altro per poter vivere. Naturalmente come ogni cosa c'è il lato positivo e quello negativo: per esempio, lo studio che fanno in Italia i nostri studenti di pianoforte per la conoscenza di Bach non lo fanno neanche i tedeschi, ma è anche vero che in Italia vengono a studiare gli orientali perchè ritengono la scuola


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