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MUSICA ROCK | Captain Beefheart  1 | 2 | 3 | 4 | 5 

(Continua da pagina 3)

con ANT MAN BEE e WILD LIFE. Novanta secondi di break arrivano con lo strumentale DALI'S CAR condotto dal duetto delle due chitarre: la grinta della glass finger contrapposta allo spalancamento sulle ottave della steel-appendage.
Si arriva a PENA, la track no. 15: vero teatro per orecchie costituito da l'iniziale parlato di studio che anticipa il falsetto distorto di JIMMY SEMENS esecutore della parte vocale, che viene ripresa alla grande da BEEFHEART nella successiva WELL: vocalizzi maestosi in una blues song cantata senza accompagnamento e fradicia di allucinazione mista a delirio. La traccia numero 21 ORANGE CLAW HAMMER ricopia in maniera analoga questo cliché.
Un duetto in forma free di clarinetto e saxofono apre per la performance vocale del CAPITANO in WHEN BIG JOAN SETS UP, le pattern ritmiche e soliste toccano apici di complessità al limite del realizzabile (a meno che non si ricorra a sovraincisioni o suoni sintetizzati!).
Trenta secondi di parlato (si fa per dire… basta ascoltare…) precedono un'atra contaminazione Rock / Blues in tempo Jazz: FALLIN' DITCH.
Segue SUGAR'N SPIKES un'altra gemma. La voce di BEEFHEART scorre sui binari delle chitarre soliste e della ritmica jazzata per un'escursione nel West Musicale più West che ci sia.
SHE IS TOO MUCH FOR MY MIRROR, la track numero 23 matura in pieno il discorso di contaminazione e reciproca influenza tra Delta Blues e avanguardia Jazz. Unico brano del disco ad avere per soggetto la bellezza di una ragazza.
Sterzata netta, ed arriva HOBO CHANG BA. Cantata in tono satirico prende in giro l'accento inglese dei neri afroamericani. La successiva THE BLIMP condensa l'istrionismo Beefheartiano: una voce distorta, ululante ed impaurita urla alla paranoia "it's the blimp, it's the blimp, the mothership".
Arriva STEAL SOFTLY THRU SNOW. Esibizione acustica di avanguardie ritmiche e soliste,

propone una continua l'alimentazione di spunti melodici e vocalizzi sempre diversi.
OLD FART AT PLAY (tradotto significa "vecchio rimbambito che suona") è un'arringa che fa da preludio all'ultimo brano del disco VETERAN'S DAY POPPY che, insieme a MOONLIGHT ON VERMONT, è stato registrato in una session e in uno studio diverso dal resto del disco, ma ispirati dalla stessa musa: duetti (duelli) di chitarra, raffiche di batteria e vocalizzi al limite della lacerazione delle corde vocali. Sono gli ultimi due frammenti aritmici, il sigillo definitivo di questo totem di avanguardia ROCK, il punto di arrivo che si ricongiunge al capolinea dopo una circumnavigazione estrema di quasi ottanta minuti.

La ricerca di un baricentro artistico comune o di una sola idea guida è assolutamente inapplicabile a TROUT MASK REPLICA. Sembra di partecipare all'ascolto di un esercizio artistico / sonoro piuttosto che di un album vero e proprio. Sicuramente si tratta di un monumento elevato all'insegna del rock trasversale. Ideato, arrangiato e prodotto dalla coppia BEEFHEART-ZAPPA geni artistici trasversali per eccellenza.
La fantasia pura spesso prende il sopravvento sulla composizione musicale pre-arrangiata, questo origina un sound totale che richiama l'attenzione in ogni momento. Elementi distintivi sono le inusuali pattern ritmiche con basso e batteria slegati ed indipendenti oltre che veri rompicapo dal punto di vista tecnico. Un'eiaculazione spastica impressa in qualche chilometro di vinile, ribadita anche dalle foto della band virate sul colore fucsia che sembrano anticipare l'effetto di trance allucinatoria indotto dalla musica. Un'emozione nervosa piuttosto che sentimentale. Un M A S T E R P I E C E, vero patrimonio dell'umanità oggi commercialmente irripetibile e, anche a distanza di decenni, ancora parzialmente incompreso proprio a causa di uno stravolgimento della forma canzone estremo.


(Continua a pagina 5)

 

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