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HFG MUSIC | A COLLOQUIO CON...

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MySpace | Claudia Tellini e Nicola Vernuccio  1 | 2 | 3 | 4

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possibilità, nuovi colori.

HFGM: Claudia, il pezzo sudamericano che avete eseguito Luna Tucumana, tra l'altro riarrangiata recentemente anche da Gato Barbieri, raccoglie molte influenze latine. Facendo un discorso più ampio, l'avanguardia musicale stessa si sta muovendo verso una continua integrazione di tutti i generi…
CT: La musica latina ha sempre fatto parte del jazz per il semplice motivo che il jazz è un linguaggio universale e per questo molti artisti hanno da sempre cercato e cercano tuttora la comunione con la musica caraibica, brasiliana, indiana, africana o la bossa nova stessa. Tra i grandi del passato, anche John Coltrane e Ornette Coleman hanno da sempre abbracciato queste culture:  la definirei una via naturale per chi cerca il rinnovamento. Tutti gli artisti perseguono un loro rinnovamento, dopotutto non si può fare sempre swing; non solo per esigenze di spettacolo, di show, ma per trovare sempre nuovi stimoli. I ritmi latini sono poi quelli più accattivanti, coinvolgenti e caldi, ritmi che hanno una incredibile capacità di sostenere la musica e per questo catalizzatori "globali".

HFGM: Claudia, riguardo al pezzo Mississippi Goddam di Nina Simone,  abbiamo notato come questo abbia una grande capacità di catalizzare l'intesa che c'è tra di voi sul palco. Si tratta di un pezzo che ha intrinsecamente questa capacità. Il chiama-e-rispondi nel quale il pubblico e la band ti rispondono "too slow" è molto emozionante non trovi? Dimmi qualcosa in più di questo brano.
CT: Nina Simone scrisse questo pezzo all'inizio degli anni '60. È una canzone soprattutto politica che parla dei neri descrivendone le atrocità che hanno subito dal tempo dello schiavismo. In questa canzone lei parla della sua vita, parla del "maledetto Mississippi" che lei conosce perfettamente, purtroppo è anche un brano attualissimo perché determinate condizioni persistono tutt'oggi. È' uno dei nostri brani preferiti proprio per il suo linguaggio chiaro. È molto coinvolgente e allo stesso tempo è una denuncia forte della mancanza di rispetto dei diritti umani. C'è un passaggio che dice "everybody knows about Mississippi, everybody knows about Alabama, everybody knows…": Nina Simone quando lo eseguiva dal vivo ci aggiungeva sempre qualcosa in più, di diverso, proprio per denunciare ciò che di sbagliato avveniva in quel momento. È una canzone con un carattere molto forte che noi abbiamo voluto fare nostra.

HFGM: Claudia, mi riallaccio al discorso fatto a

proposito della musica sudamericana. Raccogliendo notizie su di te e sul tuo gruppo, ho scoperto che volete avvicinarvi di più alla musica etnica. Ce ne puoi parlare?
CT: Non è che "vogliamo avvicinarci". Abbiamo introdotto dei brani di musica etnica come Nuages, che è un brano di musica manouche scritto da Django Reinhardt che era uno zingaro. Mi piacerebbe molto esplorare la musica etnica in modo più deciso, però le scelte devono essere fatte anche in base all'organico di cui si dispone. Attualmente siamo un quartetto con voce, piano, batteria e contrabbasso.
Nel prossimo disco ci sarà un brano,
Nochmal, creato di sana pianta, con dei fill di batteria, concepito come talmente libero, dilatato e senza tempo da emulare l'istinto allo stato puro. Un brano che, per questo, si allaccia ad un discorso di musica etnica. Per rispondere alla tua domanda quindi, la musica etnica farà sempre parte del nostro repertorio.

HFGM: Claudia, ti faccio quattro nomi di donne cantanti jazz contemporanee, sono nomi molto eterogenei che vanno dall'avanguardia del vocalismo creativo alla riscoperta delle radici del delta del Mississippi: Carla Blay, Cassandra Wilson, Karin Krog e Meredith Monk. Qualcuna di loro ti piace particolarmente?
CT: Sicuramente Cassandra Wilson. Conosco poco le altre, ma apprezzo particolarmente e stimo moltissimo Cassandra Wilson. Di lei, mi piacciono molto i dischi fatti con brani suoi a dispetto dei molti dove lei interpreta gli standard. Per esempio, conosco bene Blue Light 'Til Dawn e New Moon Daughter. In questi due dischi, lei e la sua band sono riusciti a creare suoni ed atmosfere molto particolari. Confesso che mi piacerebbe avere molte delle sue qualità.

HFGM: Leggendo le riviste che trattano jazz  (in Italia sono due) si evince che il jazz italiano sta attraversando un momento d'oro. A voi che impersonificate la parte emergente di questo movimento, vi chiedo cosa ne pensate.
CT & NV: Se dobbiamo essere sinceri, fare del jazz in Italia, è veramente un casino. Logicamente non parlo di quelle formazioni o solisti (tre, quattro non di più) che sono riusciti ad affermarsi e per i quali di soddisfazioni ne arrivano tante. Dire che il jazz in Italia è in un periodo d'oro non è assolutamente vero perché, di questa musica, ne viene fatta tanta che nessuno conosce. Soprattutto mancano i giornalisti che vanno a vedere concerti di band "emergenti" (come dici tu) perché nessuno vuole pagare dei giornalisti per questo. Purtroppo di questi concerti, importa poco a tutti proprio


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