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Veniamo adesso alle richieste del nostro lettore. Tendenzialmente, sono contrario all'utilizzo generico di sub separati, al solo scopo di riempire una "falla". Si tratta di componenti di non semplice progettazione e gestione, che potrebbero aspirare ad un ruolo superiore a quello di comprimario. Per una corretta riproduzione delle basse frequenze, occorre spostare grossi volumi d'aria, cercando di contenere la distorsione. Ciò è possibile, solo realizzando oggetti dalle dimensioni generose, più simili a quelle di un frigorifero di medie dimensioni che a quelle di un piccolo puf da salotto. Inoltre, un errore frequentissimo è quello di abbinare i subwoofer a minidiffusori. Le caratteristiche meccano-fisiche di entrambi, sono incompatibili al corretto interfacciamento. Infine, meglio utilizzarne due.
Ben in nostro lettore dice, quando afferma, data la sua passione per la classica, avere individuato nelle ESS AMT 330, il modello di casse acustiche adatte allo scopo. Occorre però, prendere con le molle i dati tecnici forniti dai costruttori, spesso gonfiati, in particolare la risposta in frequenza: meglio desumere l'estensione verso il basso profondo dalle dimensioni del woofer e tipologia di accordo. Maggiore affidamento, invece, può essere riposta sulla sensibilità, misurata in Decibel (dB) per un Watt ad un metro di distanza.
Corretta, anche, l'idea di fare le cose gradualmente. L'ESS 212 CF è un sub passivo, con carico acustico in cassa chiusa con 2 woofer da 30 cm di diametro, funzionanti in push-pull. Qualcosa non mi quadra, ma così apprendo dai dati di targa riportati in un annuario prezzi. Le dimensioni ed il peso non sono da sub come da me intesi. Ad ogni modo di questo oggetto se ne dovrebbero utilizzare due, uno per canale,
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