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LETTERE ALLA RIVISTA | 2000

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LETTERE ALLA RIVISTA

2000  

LETTERA N. 3/2000  1 | 2 | 3 | 4 | 5

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woofer da 21 cm ed un tweeter da 25 millimetri di diametro. Bene in questo caso il valore di sensibilità ottenuto non sarebbe coincidente con il dato di potenza acustica. Questo si troverebbe in difetto in diverse zone delle frequenze riprodotte, semplicemente perché due trasduttori non riescono a coprire efficacemente tutto lo spettro compreso tra 20 e 20.000 Hz. Nel caso del due vie, i difetti sarebbero ad esempio in gamma media (soprattutto fuori asse), a causa delle dimensioni (eccessive) del woofer; in gamma bassa, a causa delle dimensioni (ridotte) del woofer.

Sempre relativamente alla
potenza acustica, possiamo definirla, in modo non corretto, come "sensibilità effettiva". Non è corretto, ma rende l'idea ai meno avvezzi alla tecnica.
L'esempio che segue, chiarisce sempre molti dubbi. Se realizzassi un diffusore con woofer da 17 cm di diametro, accordato in bass reflex, otterrei un determinato valore di sensibilità! Questo sarebbe dato dallo stesso trasduttore, defalcato l'influenza sulla resistenza del crossover passivo. Il mobile e l'accordo reflex, non modificano tale valore. Il programma di simulazione o la ripresa della risposta in frequenza attuata con il microfono, mi indicherebbero una bella curva di risposta verso il basso, con taglio probabilmente superiore a 50 Hz (-3 dB). Chiunque, da un simile risultato affermerebbe di essere un mostro di bravura…  Sennonché, queste simulazione o rilevazione strumentale, altro non sono che delle curve elettriche di risposta. Nella sostanza, infatti, questo diffusore sarebbe privo di potenza acustica sotto i 100 Hz, poiché né l'accordo reflex, né la dimensione del woofer (17 cm), né la sua escursione, riusciranno mai a muovere la quantità d'aria necessaria (potenza acustica) per una restituzione naturale e credibile delle basse frequenze. Per tacere poi, della sua "saturazione", che sporcherebbe la gamma

media, fattore non facile da rilevare dagli audiofili meno esperti.

La potenza acustica sarà carente
anche nella zona d'incrocio con il tweeter.
Un woofer da 17 centimetri (o peggio da 20…), alle frequenze la cui lunghezza d'onda è inferiore al suo diametro (2.000 Hz circa per il 17 cm se di ottima fattura), diventa direttivo. Per cui succederebbe che mentre l'emissione in asse al diffusore potrebbe non sortire problemi, la spazialità (emissione fuori asse) verrebbe compromessa (
per una maggiore comprensione su ciò Vi rimando agli studi in tema effettuati da Roy Allison, e scusate se è poco). Tutti i minidiffusori presentano questo problema (tranne quelli con i woofer da 13 cm…) e per questo spesso vengono angolati fortemente oltre il punto di ascolto.
Per questo ed altri motivi, consiglio sempre di
orientarsi verso i progetti a 3 o più vie. Difatti, anche se ormai gli audiofili sono convinti del contrario, i migliori diffusori sono e rimarranno, tranne rarissime eccezioni, prescindendo dal loro costo e dalla loro fama, minimo a tre vie. Ad esempio, le Infinity K 100, le JBL Ti 10 K, le ESB 7/06 sono a 4 vie…

Sul fronte del
crossover, posso affermare che questo solitamente arriva a mangiarsi circa 3 dB di efficienza. Ciò, a causa dell'elevata resistenza che alcuni componenti pongono in serie al segnale. Per diminuire tale effetto si preferisce utilizzare componenti a bassissima resistenza o perdita. Esempio in tal caso, sono i più condensatori messi in parallelo, quando è possibile reperire il condensatore singolo con lo stesso valore di capacità. Altro esempio eclatante sono, per certi versi, i crossover a 6 dB/Oct. Il motivo per cui quest'ultimi suonino bene, almeno per i loro estimatori, risiede non tanto per la loro ridotta pendenza di taglio,


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