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woofer da 21 cm ed un tweeter da 25 millimetri di diametro. Bene in questo caso il valore di sensibilità ottenuto non sarebbe coincidente con il dato di potenza acustica. Questo si troverebbe in difetto in diverse zone delle frequenze riprodotte, semplicemente perché due trasduttori non riescono a coprire efficacemente tutto lo spettro compreso tra 20 e 20.000 Hz. Nel caso del due vie, i difetti sarebbero ad esempio in gamma media (soprattutto fuori asse), a causa delle dimensioni (eccessive) del woofer; in gamma bassa, a causa delle dimensioni (ridotte) del woofer.
Sempre relativamente alla potenza acustica, possiamo definirla, in modo non corretto, come "sensibilità effettiva". Non è corretto, ma rende l'idea ai meno avvezzi alla tecnica. L'esempio che segue, chiarisce sempre molti dubbi. Se realizzassi un diffusore con woofer da 17 cm di diametro, accordato in bass reflex, otterrei un determinato valore di sensibilità! Questo sarebbe dato dallo stesso trasduttore, defalcato l'influenza sulla resistenza del crossover passivo. Il mobile e l'accordo reflex, non modificano tale valore. Il programma di simulazione o la ripresa della risposta in frequenza attuata con il microfono, mi indicherebbero una bella curva di risposta verso il basso, con taglio probabilmente superiore a 50 Hz (-3 dB). Chiunque, da un simile risultato affermerebbe di essere un mostro di bravura… Sennonché, queste simulazione o rilevazione strumentale, altro non sono che delle curve elettriche di risposta. Nella sostanza, infatti, questo diffusore sarebbe privo di potenza acustica sotto i 100 Hz, poiché né l'accordo reflex, né la dimensione del woofer (17 cm), né la sua escursione, riusciranno mai a muovere la quantità d'aria necessaria (potenza acustica) per una restituzione naturale e credibile delle basse frequenze. Per tacere poi, della sua "saturazione", che sporcherebbe la gamma
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