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MUSICA ROCK | Tom Waits 1 | 2 | 3

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cantata con una passionalità struggente parla di una scatola contenente gli effetti personali di un soldato caduto sul campo; l'interpretazione di WAITS è così realistica e passionale da farlo intercalare nel personaggio della consorte del defunto rimasta vedova di guerra, la parte musicale è fatta da piano e contrabbasso.

GIN SOAKED BOY è l'ultima parentesi dell'album in stile ROCK'N ROLL anni '50, mentre la successiva TROUBLE'S BRAIDS riapre la sperimentazione; si inseguono a vicenda, un contrabbasso (velocissimo), la voce di WAITS ed un soundblasting stereofonico di percussioni.

Chiude l'opera la strumentale RAINBIRDS con WAITS nuovamente al piano ma in stile CLASSICO piuttosto che JAZZ come nei brani precedenti.

SWORDFISHTROMBONES è un album ombroso, di difficile assimilazione e per certi versi contrastato. Suona ROCK non più di come suonino ROCK CHARLES MINGUS o JOHN COLTRANE in certi lavori. Paradossalmente, direi che somiglia molto a ciò che non somiglia a niente (mi vengono in mente NICK CAVE o i MORPHINE).

A parte il numero degli strumenti coinvolti nei singoli brani e l'utilizzo di sonorità tra le più disparate il sound si mantiene essenziale con il suo baricentro fermo. Le alchimie sonore qui sperimentate verranno più volte riprese dall'autore per suoi lavori futuri. Quest'album può essere considerato come il primo volume di una trilogia composta anche da RAIN DOGS e FRANK'S WILD YEARS incisi sempre per la ISLAND negli anni seguenti, la stessa matrice verrà utilizzata anche 10 anni dopo per la pubblicazione di MULE VARIATION per la EPITAPH.

Come BEEFHEART, WAITS si è mosso per primo verso territori inesplorati; se volessimo confinare la sua musica entro generi "classici" diremo che sta in mezzo ad un triangolo avente per base il ROCK'N ROLL e per cateti DELTA BLUES e il JAZZ dei pianisti. BEEFHEART è si stato fonte di ispirazione ma solo embrionale; al contrario, si sono ispirati a TOM WAITS molti musicisti tra cui JOHN HAMMOND, RIKY LEE JONES o gli stessi STING e il nostrano VINICIO CAPOSSELA.

Luca Buti

 

 

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