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(Continua da pagina 1)
dell'autore. L'influenza di CAPTAIN BEEFHEART c'è, anche se il tutto è rivalutato in chiave WAITSIANA. Per esempio, l'uso che i due artisti fanno della voce è simile, le parole sono spesso incomprensibili ed i vocalizzi al limite; WAITS però si differenzia per una dinamica più ridotta (specie in direzione delle ottave alte) rispetto a BEEFHEART, che in molti passaggi emetteva dei veri propri strilli sgolati. Anche la loro ritmica ha delle analogie, come i cambi di tempo della batteria in corso d'opera o l'uso di ritmiche volutamente fuori tempo; così come ha delle diversità: in SWORDFISHTROMBONES la batteria suona senza piatti e vengono utilizzati molti strumenti in versione acustica. BEEFHEART spesso, utilizzava con le sue MAGIC BAND soluzioni opposte.
E' un album sperimentale, lo ripeto, non è un concept album e le canzoni hanno senso solo una di seguito all'altra, è un album con pochi effetti "elettrici" che utilizza in modo massivo le percussioni, di tutti i tipi: marimba, campanelli e legni tra le percussioni classiche alle quali se ne affiancano anche di meno convenzionali oppure inventate nell'occasione; consistente è anche una certa componente etnica afro - americana.
Apre il side one UNDERGROUND. Una ballata grezza e sincopata. La ritmica è sovrastata dalla batteria che, come un metronomo scandisce un tempo da marcia militare. Piacevole la chitarra elettrica che come un'ombra segue la parte vocale.
E' la volta di SHORE LEAVE. Nella parte iniziale, rispetto al brano precedente, la voce di Waits cambia registro; inizia con il suo classico parlato per poi switchare nuovamente nelle ripetizioni del ritornello, notevole e curiosa, in questa fase, la somiglianza con STING.
DAVE THE BUTCHER e JOHNSBURG ILINOIS sono
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due brevi esecuzioni. La prima, una piccola perla, interamente strumentale vede WAITS suonare su un organo elettrico una melodia ipnotica accompagnato da basso e percussioni, unico difetto la durata dell'esecuzione (troppo corta per un'idea così buona, alcuni gruppi AMBIENT ci costruirebbero un intero album). La seconda invece, è una dolce e romantica love song.
16 SHELLS FROM A THIRTY - OUGHT SIX sterza bruscamente verso un terreno di ROCK'N ROLL TRIBALE. Il ritmo sale, la voce si fa rauca, urlante quasi stile gospel song. La ritmica, è scandita (o incatenata) dalla suddivisione regolare del tempo ad opera di percussioni metalliche.
Segue TOWN WITH NO CHEER. Un tuffo nel passato dove l'unica protagonista è la voce del Nostro che canta sopra le note di un organo. Chiude il lato IN THE NEIGHBORHOOD. Questa volta WAITS canta sopra le battute di un rullante alternando il suoi tipici vocalizzi ad interpretazioni stile inno americano nel ritornello.
Apre il side two la strumentale JUST ANOTHER SUCKER ON THE VINE (l'armonica di WAITS che duetta con la tromba) seguita da FRANK'S WILD YEARS; la breve ed allucinata storia di Frank che inebetito dalla quotidianità della sua stessa vita, una notte, decide di dare fuoco a tutto quello che ha, osservando divertito il tutto: di fronte a lui "una palla di fuoco color zucca di Halloween".
SWORDFISHTROMBONES è un'ipnotica jungla di percussioni scalfita solamente dalle note provenienti dal basso elettrico e contrabbasso, la voce di WAITS è qui in versione monologo / monotonico.
Seguono DOWN DOWN DOWN; un ROCK BLUES sporco nella tradizione di JONNY LEE HOOKER e la tristissima SOLDIER THINGS. Quest'ultima, (Continua a pagina 3)
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