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FEMME FATLE inizia con una semplice melodia riempita fino all'orlo dalla dolce e profonda voce di NICO doppiata da coretti stile DOO-WOP. Il ticchettio del tamburello basco e l'organo completano.
La seguente VENUS IN FURS (Venere in pelliccia) sintetizza, mixa e rielabora in cinque minuti storici PSICADELIA, ROCK e NOISE. Questo pezzo sublima il pensiero di cosa sarebbe oggi il ROCK senza quest'album. Il tappeto ritmico dei VELVETS con la pulsazione primordiale del tamburello basco e della grancassa conferiscono al brano un'atmosfera dark / gotica profondamente angosciante. Fantastiche la voce di REED e la viola di CALE, quest'ultima si fa apprezzare non tanto per la maestria o difficoltà dell'esecuzione, ma piuttosto per "l'intuizione compositiva" avuta, capace di rendere il pezzo attualissimo a distanza di decenni. Gli ultimi trenta secondi sono puro orgasmo sonoro. L'interpretazione rappresenta l'antitesi delle baroccherie che inizieranno a germogliare pochi anni dopo soprattutto nell'ambito della musica inglese.
RUN RUN RUN prosegue sporco più che mai. Eseguono a turno la parte solista la voce di REED, il coretto degli altri VEVETS, le distorsioni e i feedback. Affascinante ed innovativo l'accoppiamento della batteria suonata al ritmo di una locomotiva a vapore e i brevi assolo di chitarra eseguiti con la frenesia di un trombettista FREE JAZZ.
ALL TOMORROW'S PARTIES, la track numero sei rappresenta insieme a VENUS IN FURS il secondo apice artistico del disco. La voce è quella di NICO, il suo timbro, naturalmente inclinato verso la voce maschile, scende più in basso che mai, alimentando un'atmosfera triste e claustrofobica capace di eclissare la musica. Gli assolo della chitarra di REED suggellano il brano.
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La successiva HEROIN allude esplicitamente all'esperienza del primo "buco". La voce di REED e la base musicale variano in continuazione la velocità del ritmo in un pendolamento che dura dall'inizio alla fine del brano. La sezione ritmica parte fumosa e frastagliata fino a diventare indiavolata e acidissima in corrispondenza del passaggio che descrive il mescolarsi del sangue con la droga schiacciata dallo stantuffo della siringa. Lo stato di ossessione in cui è immerso il tutto è ribadito dalla viola di CALE che tiene la stessa nota per tutto il pezzo sostenuto dal tambureggiamento sui tom della batteria di TUCKER.
I successivi cinque minuti sono una squarcio di luce dopo l'oscuramento, una boccata di ossigeno dopo l'apnea dei brani precedenti con due brevi interpretazioni: THERE SHE GOES AGAIN, una ballata ROCK "convenzionale" con il vocal di REED e I'LL BE YOUR MIRROR per la voce di NICO, lenta e spalancata sulle vocali in una poesia lenta da balli cheek-to-cheek. Un altro "bagno acido" arriva con la seguente THE BLACK ANGEL'S DEATH SONG. Violini striduli, atmosfera drammatica e, sempre lei, sovrastante, la voce di REED procedere con la cadenza di un predicatore che annuncia la fine di tutto.
L'ultimo brano, EUROPEAN SON rappresenta il the last trip dell'album. Un FREE JAZZ per rumori, chitarre distorte, feedback, fuori tempo a alcune parole (ovvero tutta la parte vocale) pronunciate da REED all'inizio. I tom della batteria intonano una danza della pioggia che non arriverà mai, il tamburello basco imita il suono di un serpente a sonagli. Il finale è cacofonia monotonica.
Riguardo la qualità del suono registrato, quest'ultimo è influenzato principalmente da due
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