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MUSICA ROCK | The Velvet Underground 1 | 2 | 3 | 4

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elettrica, tastiere), STERLING MORRISON (voce, chitarra ritmica, basso), MAUREEN TUCKER (batteria, percussioni). L'idea per il progetto nasce a seguito di un'esecuzione dei VELVETS al CAFE' BIZARRE di New York nel 1965, un locale per turisti dove i quattro componenti la line-up del gruppo vennero notati da WARHOL ed invitati a collaborare con lui ad una sua rappresentazione artistica chiamata THE EXPLODING PLASTIC INEVITABLE. A seguire, viene registrato l'album contenente, nella versione definitiva, anche brani dei VEVETS composti precedentemente al 1965.

Ciò che esce dal lavoro di questi cinque ragazzi (all'epoca poco più che ventenni) è di valore assoluto. Non è una provocazione artistica fine a se stessa ma un qualcosa che apporterà nuovi standard alla musica ROCK, un qualcosa che ne ridefinirà i confini, allargando il NOISE / ROCK verso nuovi orizzonti fino ad allora sconosciuti. Il loro sound influenzerà tutti malgrado resti inimitato per anni, solamente LOU REED come solista, i PERE UBU ed i SONIC YOUTH ricostruiranno con successo in questa direzione. Un sound che durerà soltanto due LP (l'altro è WHITE LIGHT / WHITE HEAT), gli unici in cui sono presenti i quattro VELVETS della formazione originale se si esclude il LIVE MCMXCIII registrato a Parigi nel '93 dove la band per la prima volta dal 1969 torna a suonare assieme. Un sound con un principale tratto distintivo; la viola elettrica di CALE che si unisce alle chitarre creando una fine scordatura strumentale dovuta proprio alla scelta di far suonare insieme due strumenti di cui uno a scala non temperata (quale è la viola) e uno a scala temperata (la chitarra). Non disponendo di un sintetizzatore infatti, il tappeto ritmico è fatto dalla viola che suona una nota in modo prolungato e sostenuto e dalla chitarra ritmica suonata a corda libera con il plettro che intona accordi parziali con l'inclusione della stessa nota della viola fino ad ottenere la distorsione del timbro per risonanza

ed interferenza armonica. Ciò che ne esce è un sound potente, baritonale, sicuramente grezzo, virile e con atmosfere dark. Un sound senza spazi vuoti, in cui si alternano tre splendide voci, diversissime tra di loro quali sono quelle di REED, CALE e NICO. Un sound che alterna la durezza del ROCK alla visionarietà della PSICHEDELIA. Un sound che sa essere sia tribale ed angosciante quanto rallentato e dolce. I testi sono aggressivi, stralunati, diretti e anche provocatori alimentati da tutto ciò che è stato il finire degli anni '60 per i giovani di allora. Nella cantina utilizzata dai VELVETS per le prove, loro hanno trovato la forza e la volontà per poter urlare il loro credo al Mondo e farlo riecheggiare a lungo.
I VELVET UNDERGROUND insieme a NICO incidono un qualcosa di innovativo, talmente innovativo ed anticipatore da essere prima rifiutato da alcune case discografiche, dopo snobbato anche dal pubblico di allora abituato a musiche molto più orecchiabili e sonorità meno ruvide.

La open track del disco è all'insegna della delicatezza con la bellissima SUNDAY MORNING. La voce di REED, trattata da numerose sovraincisioni e da un effetto di riverbero, è quasi irriconoscibile dalla delicatezza ipnotica del timbro. La parte vocale è lasciata fluttuare libera accompagnata solamente dal tamburello basco e dallo xilofono.

E' con la track numero due I'M WATING FOR THE MAN che si intravede l'imprinting che contaminerà tutto il disco, si tratta tra l'altro del pezzo dei VELVETS con il maggior numero di cover. Il ritmo accelera, diventa trascinante, il brano scivola via su due piani: la voce acida e statuaria di REED corre parallela alla base musicale delle chitarre, viola, basso e piano per la prima pubblicazione della storia di un pezzo A-LA-VELVETS.


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