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JAZZ VOCALE | Diana Krall  1 | 2 | 3 

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un pazzo visionario, ma la trasparenza e la dinamica non sono un'opinione…

Nel brano 6 "I've got you under my skin", l'orchestra deve risultare liquida e ariosa, posizionata sul fondo del palco, dietro tutti i musicisti, mentre l'arpa è più avanzata e interseca le sue note dolci e paradisiache con quelle più mediobasse e legnose della chitarra acustica che le sta accanto. Potrei ripetermi dicendo che molti si perderanno l'ottimo lavoro di contorno del percussionista dell'orchestra e del percussionista della Krall, il grande Paulinho Da Costa, che in tutto il brano interviene spesso con congas e bongos.

Invece, nel brano 11 "A Case of you" (di Joni Mitchell), la bella canadese riesce a riempire il teatro da sola, con pianoforte e voce. Del piano potete veramente sentire tutta la sua bellezza armonica e dinamica, la luminosa rotondità delle note alte, la completa pienezza della sua estensione in frequenza, il poderoso e nobile riverbero della grande cassa armonica che solo un gran coda può avere. E la "smokey voice" di Diana…e qui possiamo chiamarla per nome, perché ha la vicinanza e la calorosa compagnia di una persona che conosciamo da sempre…E il teatro…è nel completo silenzio, ma attenzione, non il silenzio buio e nero di una sala di incisione, il silenzio di un teatro che "ascolta" è un silenzio che ha vita, e un grande impianto ve lo fa sentire e palpare, e non parlo solo dei soliti colpi di tosse del pubblico, ma dei respiri…dei piccoli movimenti…degli schiarimenti di voce…dell'aria densa e leggermente polverosa della sala. E' la magìa della vera alta fedeltà.

La spiegazione del "silenzio teatrale" è chiara nella differenza col brano 12 "Just the way you are" (di Billy Joel), canzone inedita aggiunta al live in Paris e registrata in studio. Nonostante la comunque buona registrazione, il tutto suona più

scuro e "addomesticato", l'aria vera ha lasciato il posto ad un artificiale riverbero, gli strumenti e la voce sono più distaccati l'uno dagli altri, non sono più uniti da una continuità spaziale e temporale, ma "incollati" nel nero della scatola sonora che ci troviamo davanti.

CONCLUSIONI

Devo dire che questa è una delle poche volte in cui mi sarebbe piaciuto avere un impianto surround, perché se il 5+1 di questo album riuscisse a mettermi in platea, attorniato dagli applausi e dai piccoli schiarimenti di voce che si sentono arrivare dal pubblico, sarebbe stato veramente il massimo.

In conclusione mi sento di consigliare caldamente (del calore che pervade l'intero album) questo disco, sia per la qualità musicale del prodotto che per quella tecnica.
E vi invito ad andare a vedere dal vivo questa artista, che durante l'estate fa qualche piccolo giro anche da noi in Italia, soprattutto nei vari jazz festival che da un paio di anni stanno spuntando un po' ovunque.

Il sito è www.dianakrall.com, è abbastanza ben fatto e potete trovarci notizie biografiche, discografia, qualche video, e i calendari completi e aggiornati dei concerti che la Krall tiene in tutto il mondo.

Fulvio Di Domenico

 

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