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JAZZ VOCALE | Diana Krall  1 | 2 | 3 

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veramente innamorare, e ti porta con sé sulle onde del tempo e dello spazio che è realmente esteso ed intenso, ed è popolato dalle note degli strumenti che la accompagnano, strumenti suonati da grandi musicisti che sanno mettere l'anima in ogni minimo tocco.

La registrazione è veramente buona, nello stile che da qualche anno è di moda in questo genere, con suoni densi e liquidi, grande estensione in frequenza, notevole effetto presenza e compressione inudibile.
La voce della Krall è piena del suo calore medio basso, ricca di armoniche e con uno spazioso ma delicato riverbero. Il pianoforte che lei stessa suona è veramente molto bello, si sente la delicatezza delle sue mani, il soffice e sordo colpo del martelletto e del feltro sulla corda, ed ogni nota è carica del suo contenuto armonico. Stesso discorso vale per le chitarre che hanno il loro posto ben preciso nell'immagine acustica, e per batteria e percussioni, leggermente più indietro a riempire di colore il singolo dipinto del brano.
Solo il contrabbasso rimane un attimo sfocato nell'insieme e poco articolato, ma scende in frequenza molto bene.

Il buio tra gli strumenti che si trova nelle registrazioni in studio, qui si riempie di aria, dell'aria del teatro e del ritorno dei monitor dei musicisti, che dà ancora di più la sensazione di essere là, nonostante la ovvia ripresa multimicrofonica ravvicinata.
E' chiaro che con un impianto poco rivelatore e con dei minidiffusori vi potete scordare queste ricchezze cromatiche e i numerosi particolari musicali che in ogni momento intervengono a colorare le canzoni.
Vi sembrerà semplicemente un bel disco, ma non vi accorgerete mai che è un FANTASTICO disco.

Per esempio ascoltando il brano 4 "The look of love", i musicisti e la cantante stendono un

raffinatissimo tappeto musicale, e suonano molto piano, cosicchè solo con dei bei diffusori non vi perderete i numerosi colpi di congas e bongos che si devono sentire a un paio di metri dietro la Krall, leggermente spostati a destra, dove c'è appunto la postazione del percussionista. E al minuto 2:19 lo stesso percussionista lascia per qualche secondo le congas e suona i legnetti, li suona pianissimo e su un impianto scadente NON si sentiranno. Anche se il suono di questi legnetti è basso e sfiorato, si devono percepire le rotondità di ogni singolo colpo, diverso dal precedente e leggermente riverberato. Mi fermo su questo punto per far notare anche un'altra cosa, che i più ignorano: se non avete minimamente curato anche l'acustica della vostra sala d'ascolto e la disposizione dei diffusori, questi colpi di legnetti che durano fino al minuto 2:32 (ma ce ne sono numerosi altri, prima e dopo, immersi tra una conga e l'altra), si perderanno sicuramente tra le riflessioni laterali delle note di pianoforte, che è un altro strumento percussivo e ricchissimo di armoniche (n.d.r.: a questo proposito leggetei l'articolo "Prepariamo la sala d'ascolto" in Laboratorio Esoterico, sezione Esperimenti Esoterici).

Nel brano 5 "East of the sun (and west of the moon)", al minuto 1:07 c'è l'assolo del contrabbasso e il resto degli strumenti gli lasciano il suo spazio, rimanendo in background con pochi accenti musicali. Fate caso alla chitarra, alla sinistra del contrabbasso, che ci deve essere e nonostante il volume più basso si deve sentire ancora il tocco dei polpastrelli sulle corde e le relative armoniche, differenti se suonate col plettro. E le armoniche sono quasi le stesse di un attimo prima che suonava normalmente, quindi si deve sentire che non ha abbassato solo la sua dinamica di suono, ma ha proprio abbassato il potenziometro del suo volume (o l'ha abbassato il fonico). Sicuramente, a questo punto, molti mi staranno prendendo per


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