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GAZZELLONI, la traccia no. 3, porta il nome del flautista dal quale DOLPHY dichiara di aver appreso ispirazione e tecnica. Le prime tredici misure del brano sono suonate in modo armonico, poi FREE. Inizia il flauto, poi tutti gli strumenti, a turno eseguono la loro parte solista. Decisamente portentosi sono gli assolo di batteria e contrabbasso improvvisati su ritmiche molto complesse e continui cambi di tempo.
I due brani seguenti, gli ultimi, concentrano l'anima di questo disco: secondo il volere di DOLPHY tutti gli strumenti vengono elevati a solista annullando ogni tipo di dipendenza gerarchica all'interno del quintetto. Il brano che dà il titolo all'album OUT TO LUNCH dura più di dodici minuti, STRAIGHT UP AND DOWN più di otto. In entrambi troviamo le reminiscenze più attive delle session di FREE JAZZ.
In OUT TO LUNCH la linea ritmica è nuovamente improvvisata: sia batteria che contrabbasso non eseguono nessuna parte pre-arrangiata. Ciascun strumento si muove intorno ad una figura ricorrente secondo un proprio corso di costruzione / decostruzione indipendente e continuo. Particolare l'accoppiata di clarinetto e tromba impegnati in un ironico copiarsi reciproco. Un mosaico di suoni nel quale i tocchi del vibrafono agiscono da collante.
STRAIGHT UP AND DOWN è descritto da DOLPHY nelle liner notes come una sua passeggiata quando era ubriaco: "abbiamo tutti tante cose dentro… siamo così liberi…" incarnano l'essenza del brano. Un brano con una componente verticale molto spinta. Un altro collage di assoli, fraseggi, campi di tempo e riff di tromba.
Il MAGMA SONORO concepito da COLEMAN per l'album FREE JAZZ è sicuramente la quintessenza della musica informale. OUT TO LUNCH! consolida, crea e ristabilisce nuovi standard alla
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musica JAZZ nel suo periodo di maggior effervescenza: quasi creandosi una nicchia propria e isolata in un mondo che già nicchia era. La variazione musicale è concepita in senso verticale. La composizione melodica e lo sviluppo "ad esaurimento" dello stesso tema nell'ambito di un brano fanno ormai parte del passato.
Le sperimentazioni di DAVIS, COLTRANE e COLEMAN stesso sono attuali per l'epoca ma distanti per questo progetto. Se vogliamo parlare di DOLPHY musicista nei termini di "somiglia a…" diciamo che proprio di questi tre artisti (o meglio di questi tre mondi), può rappresentare una sorta di minimo comune multiplo, il che equivale a dire poco o niente. Variopinto ed eccitante, piuttosto che solido, profondo ed emozionante sono gli aggettivi più appropriati per quest'album al quale il destino avverso ha negato ulteriori sviluppi.
Luca Buti
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