|
(Continua da pagina 2)
CHERRY ci restituisce invece un po' di rilassatezza in un'esecuzione un po' più formale. E' la volta dei contrabbassi in contemporanea. E' evidente, come allo stile classico e pulito di HADEN si contrappone il virtuosismo innovatore di LA FARO; soltanto i piatti delle batterie accompagnano questa performance che viene bruscamente rotta a circa metà svolgimento da un unisono collettivo da sussulto. Chiude il brano, il drumming dei due batteristi con uno spettacolare assolo di piatti di HIGGINS accompagnato dai tamburi di BLACKWELL.
La bonus track si intitola FIRST TAKE e, altro non è che una FREE JAZZ in miniatura. La sequenza delle esecuzioni rimane invariata, la loro durata è però ridotta. La principale peculiarità e differenza, sta nel modo di suonare dei musicisti che appare più aperto, libero e rilassato e, se vogliamo meno spigoloso e acerbo che in precedenza; una sorta di FREE JAZZ short demo.
Considerando questa musica "informale", FREE JAZZ è sicuramente un album affascinante, rimarchevole e forse, in quest'ambito, il più influente. Se giudicato traguardando cosa il JAZZ aveva proposto fino ad allora ci troviamo di fronte ad una "scheggia impazzita", più provocazione che opera d'arte. Un album che storicamente ha sempre diviso critica, musicisti e pubblico. Sicuramente è un grande tributo al JAZZ D'AVANGUARDIA che ha bisogno di numerosi e attenti ascolti per poter essere correttamente giudicato. E' infatti solo dopo un periodo di assimilazione che l'apparente caos lascia intravedere la reale forma dell'opera.
Luca Buti
|
|