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(Continua da pagina 1)
stereofonico il quartetto di ORNETTE COLEMAN (sassofono alto) con gli altri musicisti: DON CHERRY (trombetta), SCOTT LA FARO (contrabbasso) e BILLY IGGINS (batteria); mentre, spostato sul canale destro il quartetto di ERIC DOLPHY (clarinetto basso) con FREDDIE HUBARD (tromba), CHARLIE HADEN (contrabbasso), ED BLACKWELL (batteria). Un modo originale anche di incidere ed utilizzare i due canali stereo.
Originali sono altresì gli strumenti usati dal quartetto di ORNETTE COLEMAN ad iniziare da lui stesso che utilizza un sax alto costruito in plastica apparentemente simile ad un giocattolo, DON CHERRY che suona una pocket trumpet, una trombetta proveniente dall'India dove veniva suonata dai bambini. Nell'altra formazione invece ERIC DOLPHY, con il suo clarinetto basso, propone come solista uno strumento non diffusissimo nel mondo del JAZZ. La ristampa dell'album in CD non è rimasterizzata in digitale.
Premettendo che è molto difficile valutare registrazioni così poco convenzionali la qualità è nel complesso discreta. In questo disco infatti all'effetto stereo non è affidata la ricostruzione della disposizione e spaziatura dell'evento sonoro originale, ma piuttosto, a ogni singolo canale, sono affidati quasi indipendentemente le esecuzioni dei due quartetti. All'interno di ciascun canale la ricostruzione spaziale è molto limitata, tutti i suoni di ciascun quartetto sembrano provenire da un solo punto, due punti di emissione in tutto posizionati 5 metri davanti al punto di ascolto e distanti 3, 4 metri tra di loro.
Apprezzabile, resta il fatto che l'edizione in CD evita che l'unico brano di cui era composto il disco originale (titolo FREE JAZZ; durata 37 minuti) sia frazionato sui due lati del vinile. Ulteriore preziosismo è la presenza della una
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bonus track FIRST TAKE.
Extra a parte quindi, il disco si compone di un unico brano da cui il titolo, FREE JAZZ. Si tratta di un inno collettivo alla new wave jazzistica. Un inno con poche sezioni pre-arrangiate che prevede a turno l'esibizione solista di ciascun strumento, preceduta da un'introduzione collettiva. Solamente l'introduzione sembra essere l'unica parte pre-composta; il riff finale che dà il via ai solisti l'unica costante nel brano.
Nei solo, ogni esecutore è incoraggiato a suonare liberamente facendosi guidare dalle proprie emozioni e sensazioni; liberi sono altresì tutti gli altri musicisti che possono, a piacimento, "agganciare" l'esecuzione solista, duettare, contrastare o rafforzare. Sempre e comunque nessun tema base, nessuna melodia da rispettare, nessun tempo imposto. La fotografia della copertina, il quadro "WHITELIGHT" di J. POLLOCK (espressionismo astratto) doppia alla perfezione il contenuto musicale; energia libera, dispersione, assenza di vie di fuga.
Il brano inizia con tutti gli strumenti coinvolti in un intro caotico, avvolgente, un magma sonoro, quasi che tutto fosse pre-caricato e lasciato andare all'improvviso. Lo scopo sembra quello di una sintonizzazione generale. Il primo improvvisatore solista è DOLPHY, seguito da UBBARD. Le loro esecuzioni sono in stile vagamente BOP; ciò che sono anticonvenzionali, sono i ritmi dei due contrabbassi; forsennati, velocissimi e le interazioni dell'altro quartetto, suoni brevissimi, atonali, a volte in sovrapposizione, a volte in opposizione.
Proseguono gli altri due fiati, nell'ordine COLEMAN e CHERRY. Il background è sempre il velocissimo walking dei contrabbassi. L'assolo di COLEMAN è il più lungo del disco; un'esecuzione che propone tutti i credo del FREE. La tromba di (Continua a pagina 3)
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