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JAZZ STRUMENTALE | Ainulindale  1 | 2 | 3 | 4 | 5   

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jazzistico, in stili diversi, "che raccontano (cito testualmente) il viaggio orbitale del jazz, specie di Terra di Mezzo, zona franca equidistante tra diverse patrie, in instancabile visita alle costellazioni musicali proprie di diversi luoghi e periodi storici".
Da questa premessa si capisce subito che non si tratta di musica "facile" e si intuisce il coraggio e lo sforzo di Andrea Pellegrini, che ha affrontato il "già conosciuto" riuscendo ad aggiungere spunti originali che rendono l'opera molto interessante nel complesso. Non per niente "Ainulindale", in lingua elfica (ecco Tolkien come musa ispiratrice...) indica la musica "creatrice". In Tolkien, si parla della musica come motore della creazione, anzi, precisamente, si fa riferimento all'aspetto improvvisativo delle musiche creatrici.
La volontà improvvisativa/compositiva di Pellegrini è evidente all'ascolto, che rivela linee melodiche sovrapposte ed una complessa concezione orchestrale.

Passiamo ora all'ascolto, brano per brano. La mia attenzione sarà focalizzata, come sempre, sugli aspetti tecnici della registrazione, con qualche cenno alla fonte ispiratrice di ogni brano.

1- Portovenere
L'ispirazione è tratta dalla voglia di libertà di Francesco, il figlio del Musicista e dall'amore di quest'ultimo per la Liguria, terra di origine e per Portovenere in particolare. Dall'amore per la terra madre a quello per proprio figlio...dal tema iniziale esposto dal piano e dai legni ai soli eseguiti sulla piattaforma del tema iniziale..
Il suono in apertura del piano di Pellegrini è molto arioso e ricco di armoniche, riempie il soundstage, apparendo posto sul centro-destra, senza tuttavia mancare di un certo dettaglio e di una buona estensione in frequenza. L'intervento della batteria sulla sinistra e del basso e oboe sul centro sinistra danno il senso delle proporzioni del palcoscenico sonoro virtuale. Il pianoforte

molto in primo piano, così come la batteria sulla sinistra, contribuiscono alla definizione di uno spazio ben scolpito ma poco profondo. La seconda batteria suona sulla destra, apparentemente più arretrata della prima. Noto che il suono dei piatti della batteria di sinistra è bello, ma troppo in evidenza rispetto al suono del piano. Per contro, il suono dei piatti dell'altra batteria è meno invadente, ma anche poco dettagliato. La classica coperta corta? Sul fondo del palcoscenico sonoro le percussioni contribuiscono al senso, non spiccato, della profondità. In alcuni passaggi noto che la scena si svuota nella parte centrale. Il basso sulla destra, vicino al piano, ha un buon dettaglio e non è invadente. Nel "pieno orchestrale" di fine brano, l'ossessionante " suono dei fiati ed il ritmo incalzante della batteria non impediscono l'individuazione del suono dei singoli strumenti: la dinamica risulta però compressa ed il soundstage ancor più appiattito.
A parte in alcuni frangenti, il timbro degli strumenti è piuttosto naturale, corretto.

A questo punto faccio subito due considerazione, valide sempre in questo CD: primo, se (dico se...) la disposizione degli esecutori al momento della ripresa era quella che si può osservare nella foto del CD, e la "posizione dell'ascoltatore virtuale" voluta ricreare durante la ripresa fosse quella del fotografo che ha scattato la foto (dico se..), allora direi che i tecnici del suono non hanno centrato l'obiettivo. All'ascolto, sembrerebbe più verosimile un collocamento dell'ascoltatore sulla sinistra del palcoscenico (quello reale). E' chiaro, comunque, che è difficile dare un giudizio sulla reale attinenza al vero di una registrazione: primo, perché bisognerebbe essere stati presenti quando è stata effettuata, secondo perché le impressioni ricevute dipenderebbero comunque dalla posizione di ascolto: quindi, non una ma tante realtà...
Seconda considerazione: se la posizione


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