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LETTERE ALLA RIVISTA | 2001

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LETTERE ALLA RIVISTA

2001

LETTERA N. 13/2001  1 | 2 | 3

(Continua da pagina 1)

alla distorsione da incrocio; terzo, si migliora la capacità di interfacciamento ampli/diffusore.

Nell'attuare il collegamento bi-wiring, occorre agire con accortezza.
Spesso noto in diversi impianti (una volta addirittura in un servizio del TG2 Costume  e Società…) una
disposizione errata della coppia di cavi di potenza. Solitamente i due cavi di potenza destinati allo stesso diffusore, sono disposti sul pavimento in modo separato, realizzando anche una certa distanza tra loro: ciò causa il fenomeno dell'autoinduzione. I due cavi di potenza destinati in biwiring al diffusore devono essere tenuti fermamente vicini e stretti con qualsiasi mezzo non conduttivo: nastro isolante, fasce di plastica, eccetera. Non devono divaricarsi o allontanarsi. Se ciò succede, s'instaurano interferenze deleterie al corretto passaggio del segnale. Ciò è stato ampiamente dimostrato sia dal punto di vista tecnico, sia all'ascolto. Oltre ciò. i quattro cavi di potenza devono avere medesima o simile lunghezza, con tolleranze del +/- 10%.

Un
caso particolarmente grave, di cui abbiamo da poco assistito a nuovo esempio, è quello di collegare i diffusori mediante l'utilizzo di cavi unipolari fisicamente separati. In un conduttore scorre il positivo e nell'altro il negativo. Questi cavi sono poi disposti come capita, esattamente come nell'esempio dell'errata disposizione dei cavi in bi-wiring. Pensate se i cavi fossero quattro per il bi-wiring…
La risposta che mi sento spesso ripetere da parecchi soggetti, specie gli
agnostici anticavi, è che le correnti e tensioni in gioco sono talmente basse, da risultare irrisorie al fine di innescare fenomeni autoinduttivi.

La
terza soluzione comportano l'utilizzo, oltre di una coppia di cavi d potenza, anche due amplificatori finali di potenza: si tratta del bi-

amping passivo.
Questo si attua mediante il collegamento di un finale ai morsetti di ingresso dei bassi del diffusore, mentre l'altro in quelli dei medio-alti. Tale sistema è sfruttato al massimo solamente nel caso s'utilizzino due amplificatori identici: stessa marca e modello. Tuttavia, l'utilizzatore preferisce a volte utilizzare due amplificatori, ciascuno adatto per l'amplificazione di una determinata porzione di frequenze (ad esempio, a valvole per la gamma medioalta ed a stato solido per la bassa). In tal caso occorre fare i conti con le diverse sensibilità di ingresso, che farebbero suonare a livelli differenti le due porzioni di frequenze. L'inconveniente viene annullato, qualora di utilizzi un preamplificatore con doppia uscita, ognuna regolabile da un potenziometro: con la regolazione fine, potrete evitare questa disparità di emissione tra la gamma medioalta e quella bassa delle vostre casse acustiche.

Sia il bi-amping che il bi-wiring
apportano innegabili benefici alla qualità del suono.
Non possono, però, ampliare la larghezza di banda delle vostre casse acustiche. Possono contribuire a diminuire la distorsione globale, migliorare la velocità di risposta ai transienti, aumentare la riserva di energia destinata ai pieni orchestrali, migliorare l'intelligibilità, il fraseggio, la capacità di scendere in gamma bassa, il senso del ritmo, eccetera. Il bi-amping, poi, non è così dispendioso: basta utilizzare un vecchio finale o un amplificatore integrato già in vostro possesso, da collegare alla gamma bassa.

La
quarta soluzione, consiste nella bi-amplificazione attiva.
E' identica nei collegamenti alla configurazione precedente, solo che i crossover passivi presenti nei diffusori sono assenti. Al loro posto troviamo il
cross-over elettronico, posizionato prima dei


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