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GLI EDITORIALI | 2008

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EDITORIALI

2008

EDITORIALE N. 3/2008  1 | 2 | 3 

(Continua da pagina 2)

restituiscono una scena sonora che rispecchia le caratteristiche costruttive ed elettromeccaniche dei trasduttori utilizzati e più in generale del progetto realizzato.
Ne consegue una
variabilità della dimensione del sound stage, della profondità, larghezza ed altezza, intrinsecamente collegata alle caratteristiche dei diffusori impiegati! In particolare io sound stage è intimamente collegato alla loro banda passante: più è estesa la loro risposta in frequenza, più gigante sarà il sound stage. Per potere giudicare correttamente la spazialità di un diffusore, occorre conoscere bene la modalità di propagazione delle onde sonore emesse dagli strumenti musicali. Non si tratta di studiare la fisica acustica, ma bensì di andare spesso ai concerti di tutti  i generi musicali, "sperimentando" le più diverse sale da musica ed ascoltando attentamente il suono, in modo da capire come viene emesso e come si propaga, nelle più diverse situazioni. Possibilmente chiudendo gli occhi, per evitare di farsi condizionare ed associare la provenienza del suono con la visione dello strumentista. In questi casi si ci accorgerà che, contrariamente a ciò che sostengono molti audiofili, il suono emesso dal violino non si trova in un preciso punto dello spazio, ma è delocalizzato e proiettato verso l'ascoltatore, verso il soffitto o verso una delle pareti. In certi casi vi sembrerà che alcune "sonorità", provengano addirittura da dietro, rispetto al punto di ascolto, a causa di particolari riflessioni della sala da concerto.
Si scopre così che la delocalizzazione - quella naturale, sia chiaro, non le oscene sfasature degli impianti male assemblati - diventa un importante fattore di qualità. Il SACD, rispetto al suono emesso dal CD, possiede più spazialità e perciò ingigantisce la scena sonora, introducendo una naturale delocalizzazione, sintomo di una maggiore risoluzione sulle altissime frequenze.
Le scene prospettiche piccole e "precise", indicano, oltre ad una scarsa estensione verso le basse frequenze, povertà di armonici e mancanza della capacità di espandere il suono, assecondando la sua naturale propagazione nell'ambiente verso le direzioni più
consone al luogo dell'esecuzione.

Tornando al tema di questo editoriale, vi assicuro che è molto facile smascherare gli audiofili
ingrati e snobisti; basta svergognarli nella loro (questa si inarrivabile) ignoranza, mettendoli con

le spalle al muro non appena comincino a vendere le conoscenze rubate di qua e di là. Un metodo infallibile? Non appena iniziano a dare giudizi a vanvera, fate "eseguire" dal vostro impianto il Bolero di Ravel e chiedete di riconoscere i vari strumenti a fiato…. vedrete che non ne azzeccheranno nemmeno uno. Come faranno poi a sorreggere i loro giudizi da esperti dopo aver appena dimostrato che non sanno di che cavz… stanno parlando? E si tratta di uno dei brani più noti al mondo. Immaginatevi cosa succederebbe se gli chiedeste di distinguere i 13 strumenti a fiato della Kammerkonzert di Alban Berg, quando non distinguono il violino dal pianoforte….

Potremmo continuare all'infinito, ma chi deve intendere ha inteso e per fortuna ci sono anche molte splendide persone che conoscono il valore della stima e della gratitudine e meritano l'impegno e la fatica richieste per mandare avanti le riviste. Già, anche se i parassiti per natura non lo potranno mai capire, un sito specializzato, gestito con vera passione, in concomitanza agli impegni familiari e lavorativi, costa grande fatica ed implica un enorme impegno.
Intanto, però, anche ascoltando il consiglio dei nostri lettori più affezionati, iniziamo a sfoltire la schiera delle zecche più assetate con l'aiuto degli abbonamenti a pagamento….

Francesco S. Piccione

 

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