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JAZZ STRUMENTALE | Odwalla - Kratos e Bia  1 | 2

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musica profonda, spirituale, avvolgente che affonda le proprie radici nell'Africa, che si ispira alla New Age attraversando sonorità che richiamano l'acqua e le sue variazioni. Ritmo interiore e primordiale, mimetizzato nella danza ipnotica di un perenne effluvio percussivo.

Tutto ciò si materializza in Cerbero, brano proposto in due take: una suite in più movimenti con un inizio minimale, cadenze, suoni e rumori della foresta pluviale; un proseguo fatto di ritmo tribale e percussioni africane (eccellente il lavoro di Peppe Consolmagno) ed un movimento finale che rientra sul binario melodico.

Idea che prosegue con La Bella e La Bestia dove suonano Doussou Tourré e Billy Cobham: un brano pulitissimo, più orientato sulla forma, canzone con vocalizzi e suoni vellutati che sfociano in un climax finale. Mostar è un collage di vocalismo creativo scandito sillaba per sillaba dalla drammatica e profonda voce della brava Rossella Cangini.

La musica continua su terreni di avanguardia con Cumana: brano spigoloso con cambi di tempo ed il fitto interplay tra marimba e percussioni.

Ancora la marimba di Barbiero è la principale solista nella rilassata Per Emanuela. Il conclusivo Marmaduke è, forse (insieme a Mostar), il brano più "estremo" dell'album: un dedalo a schema libero in cui Barbiero si esibisce in solo a percussioni, batteria, campane intonate e piatti.

La qualità dell'audio, a parte gli applausi del pubblico, è pressoché esente dalle problematiche tipiche delle registrazioni live. Non scende a compromessi ed asseconda perfettamente le idee della band. La registrazione (tutta microfonata, quindi nessun DAT o segnali "rubati" dall'out del mixer) è di livello eccellente. Il suono viene restituito a trecentosessanta gradi in modo

rotondo e caldo. Un suono, per natura ricco di armoniche, che ha il solo "difetto" di mettere alla prova la tenuta in potenza dell'impianto stereofonico e di eccitare ogni minima risonanza dell'ambiente d'ascolto.

Luca Buti

 

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