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JAZZ STRUMENTALE | Andrew Hill - Dusk  1 | 2 | 3 

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qualche dB, purché si resti sempre in un range acustico, consente di apprezzare maggiormente le ottave inferiori del contrabbasso altrimenti eccessivamente mascherate. Chi, in questo momento, pensa ad utilizzare il tasto "loudness" dell'ampli, ha qualche giorno di tempo per pentirsi… ovvero la lettura di qualche trattato sull'alta Alta Fedeltà.

Ritornando alla formazione, i componenti del sestetto sono: Andrew Hill (leader, autore dei brani, piano); Ron Horton (esponente di primo piano nella ribalta jazzistica degli anni '90, tromba); Marty Ehrlich (importante figura della scena Jazz newyorchese, saxofono alto, clarinetto basso); Greg Tardy (la nuova voce, una nuova voce molto richiesta da numerose produzioni, sax tenore); Scott Colley (in passato spina dorsale di numerose altre band, contrabbasso); Billy Drummond (il più immaginativo ritmista dell'era post - Bop, batteria).

I brani sono sette più la coda "Focus" che chiude il CD con lo sfumare di un breve assolo pianistico.
La title track Dusk apre il sipario. Dodici minuti per iniziare a sognare, per farsi cullare dalle note aspettando la notte che risucchia il crepuscolo -dusk-. La soave melodia che introduce il brano si alterna ai saxofoni, al piano e a percussioni che spruzzano ritmi caraibici sulle note conclusive del contrabbasso.
Un'introduzione pre-arrangiata lascia il posto ad un'allegoria di fiati dove ogni musicista improvvisa sul suo tema. Il brano si intitola ML, il più caleidoscopio del disco.

La successiva Ball Square parte all'insegna di un ritmo quasi Groove. Seguono quattro minuti nei quali la batteria, di volta in volta, introduce le voci degli ottoni che spaziano dal melodico al free.


Prosegue Tough Love, descritto nelle liner notes come "ascoltare l'uomo (Hill) che pensa". Un pensiero di note e silenzi invece che sola attività neuronale. È un assolo di piano, deciso, diretto, misterioso, con continue variazioni melodiche: un domino di note che cadendo disegnano figure sempre diverse. Un brano che, come le geosculture della valle Nazca in Perù, può essere ammirato e compreso soltanto dall'alto, librandosi in volo sopra di esso.

SEPT inizia con tromba e sax impegnati su una linea di Flamenco. Un brano molto solare con batteria e sassofoni in evidenza. Il piano fa soltanto capolino prima del finale che reintroduce di nuovo il tema iniziale.

Il sesto brano T.C. è un toccante tributo al polistrumentista Thomas Chapn. L'inizio malinconico che rapisce il cuore viene sfumato dall'apparizione di Ehrlich impegnato in un duetto con se stesso (suona contemporaneamente due clarinetti basso). Gli succedono le note brillanti del piano rincorse dalle vibrazioni viscerali del contrabbasso.

La pulsazione avant garde del contrabbasso apre 15/8, l'ultimo brano del disco prima dell'eterea conclusione di Focus. A turno si aggiungono piano, batteria e gli altri fiati per uno stazionamento ai limiti del caos. La ritmica decisamente inusuale impostata sulla misura di 15 movimenti da 1/8 è interpretata in modo veloce, frastagliato e aggressivo. Il finale è una discussione strumentale a schema libero, una discussione sovrastata dalle voci di batteria e clarinetto, più autoritarie delle altre. Del clarinetto il free solo finale.

All'ascolto Dusk (l'album) si rivela troppo strutturato per essere Free e troppo ambizioso per essere Bop tradizionale; attraversa con


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