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fascino spettacolare. Questo interessante accostamento ci permette di constatare quanto diverso sia il loro approccio al pianoforte rispetto a quello di Verdi e Bellini. Nelle loro virtuosistiche parafrasi e fantasie, sia Thalberg che Liszt fanno uso di una scrittura ricca di estro ed invenzione strumentale, che spesso presenta moduli tecnici innovativi di grande originalità ed efficacia.
C'è da precisare che Thalberg, meno famoso e, in generale, meno apprezzato di Liszt, appare qui non certo inferiore al più celebre collega, per lo meno sul piano dell'efficacia della scrittura. La sua ipervirtuosistica "Fantasia" sul Mosè di Rossini è certamente un brano che meriterebbe una più assidua presenza nel repertorio concertistico, e non sfigura affatto rispetto alle più note parafrasi di Liszt. Di quest'ultimo, oltre alle celebri Canzonetta e Tarantella dalle rossiniane "Soirées musicales" e alla ancor più celebre "Paraphrase di concert" sul Rigoletto, sono presenti anche due composizioni meno frequentate ma altrettanto interessanti: il "Valse à capriccio sur deux motives de Lucia et Parisina" di Donizetti e il "Miserere du Trouvère".
Anche qui Marco Sollini dà prova di una raffinata cultura musicale: senza mai cedere a facili sentimentalismi o ad effetti gratuiti, restituisce a questi brani una intrinseca dignità artistica, che va ben al di là dell'originale intento di intrattenimento spettacolare. Si tratta di una visione ben diversa da quella di alcuni celebri virtuosi, che facevano di questi brani un mezzo per sfoggiare le loro doti atletiche: Sollini adopera, infatti, un approccio più intellettuale, volto soprattutto ad evidenziare la costruzione armonica e formale, senza alcun tipo di compiacimento narcisistico.
Molto nitida la presa del suono, che consente di rendere con notevole chiarezza tutte le inflessioni
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