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linee ritmiche più presenti. Il piano fa la parte del solista principale con il contrabbasso che si sgancia dal walking per concedere qualche virtuosismo.
L'esplorazione boppiana prosegue con il brano Line For Lions proveniente dal repertorio del Gerry Mulligan Quartet with Chet Baker: atmosfere più cool e rarefatte per un assaggio del West Coast Sound. A seguire Red Cross, un altro pezzo parkeriano.
Dopo una breve pausa Andrea Coppini ed il suo quintetto riprendono con un pezzo proveniente dalle storiche incisioni fatte per la Verve dalla mitica formazione di Clifford Brown e Max Roach; il brano è Dahauud: c'è spazio per tutti i musicisti, con la batteria che si ritaglia il suo spazio allargandosi su pattern improvvisati.
Sempre la batteria apre per Nica's Dream, il secondo brano di Horace Silver della serata: le bacchette scandiscono il tempo battendo il bordo del rullante (forse in questo gesto di ricerca di suoni nuovi, c'è tutta l'essenza del Bebop e della sua prossima metamorfosi hardboppiana…). È un brano molto energico, a trazione integrale. I dialoghi tra i vari strumenti, insieme ai solo di tromba e sax scaldano il pubblico che, come in precedenza, sembra particolarmente gradire i pezzi di Silver. Anche il piano affiancato da una impeccabile sezione ritmica riscuote la meritata gratificazione.
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Tocca adesso ad Airegin (Sonny Rollins) seguito da Half Nelson (Miles Davis) e Pent-up House (ancora Rollins), tre brani dove i fiati ed il piano supportati da una solida base "spingono" sul ritmo. Si arriva poi ad Ornithology e Billy's Bounce, altri classici del repertorio parkeriano: il beat di cymbal e charleston unito al walking del contrabbasso stendono un tappeto liquido e beboppiano più che mai, su cui si distendono i muscolosi assolo di sax, tromba e piano. Il pubblico ricambia l'impegno dei musicisti applaudendo dopo ogni esecuzione.
Il riff di Night In Tunisia (Dizzy Gillespie) apre e conclude l'ultimo brano in scaletta: nel mezzo si ritagliano la loro parte solista tromba, sax e piano. Arriva infine il primo ed unico (malgrado le richieste) bis: Solar di Miles Davis suggella questa piacevolissima rivisitazione antologica delle radici del Jazz.
Andrea e Franco ci hanno accompagnato nel periodo in cui questa musica, imprigionata nei 78 giri dei V-disc, usciva da gracchianti altoparlanti di sgangherati apparecchi, o veniva regalata dai soldati americani a speranzosi ragazzi europei impauriti da un cielo attraversato da nefasti aquiloni… Un caloroso ringraziamento va quindi ad Andrea Coppini, Franco Baggiani e la loro band per averci regalato questo bel viaggio tra sogno e realtà… un grazie anche al Jazz Club ed alla loro disponibilità.
Luca Buti
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