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EVENTI MUSICALI

AVO Session  1 | 2

(Continua da pagina 1)

nella Grande Mela dove sviluppa le tappe più importanti della sua carriera. Nel 1991 è impegnato in una serie di concerti con la band di Paul Simon; si tratta del tour mondiale che segue il successo della World Music introdotta dal cantante con l'album Graceland. Proprio il penultimo brano suonato da Brecker, Skies of Africa, fu composto in quest'ultima circostanza, l'ispirazione venne dal cielo della Namibia. Dichiara, quasi commosso, di ammirare John Coltrane e di cercare tuttora di imitare il suo inarrivabile stile. "Sono rimasto letteralmente folgorato quando l'ho risentito dopo aver cominciato a studiare il sax. Solo dopo un'attenta analisi della sua musica ho intuito dove voleva arrivare" dice, "con i suoi sheet of sound lui sapeva unire in maniera unica un'abilità tecnica che non ha eguali ad una profonda spiritualità espressiva". D'obbligo, con il brano Naima un tributo all'immenso valore di questo colosso della musica. I primi piani della regia proiettati sui maxischermi presenti in sala documentano l'incredibile vigore necessario per suonare assolo di diversi minuti in semiapnea. L'esibizione di Brecker è senza incertezze, inarrestabile come un treno, ma c'è un qualcosa di surreale in sala: in una disciplina come il Jazz, dove l'accento ritmico è l'anima stessa dei brani, sentire un sassofonista in solo, sentire perfino i suoi respiri, da una strana sensazione. Strana sensazione accentuata anche dal volume dell'amplificazione un po' troppo elevato, come se il tecnico del suono avesse paura di non carpire in pieno l'interesse del pubblico settandosi su volumi più acustici.
Applausi per Brecker dunque, una breve pausa e alle ore 22:00 sale sul palco il quartetto di Archie Shepp, le pagine mancanti per chiudere il capitolo. Ecco quindi apparire sul palco: Mr. Shepp, sax tenore, sax alto; la bionda Kristie Alho, voce; e gli altri musicisti (piano, batteria e contrabbasso elettrico). Altra performance di rilievo. Il quartetto riprende da dove Ellis & Wynton Marsalis avevano lasciato, con in più, protagonista una bella voce e un sound che strizza l'occhio al free. La voce della Alho, così come quella di Shepp, quando si unisce a lei in duetto, sono sì belle ma non eccezionali e forse non al massimo della condizione. Non so perché, ma la prima cosa che mi viene in mente è un paragone con i divini Ella & Louis (anche se Kristie sembra il clone di Carla Bley), di loro però (purtroppo), mancano sia l'estensione vocale che la loro infinita passione. Vocals a parte, il meglio sembra venire fuori dal quartetto, nei brani strumentali, quando improvvisano sul loro repertorio classico. Anche per il pubblico, il brano più apprezzato è il "Free"-Blues strumentale di Going Back to California. Ci si avvia alla

conclusione ed ecco che arriva il loro unico encore: una dolce canzone tenuta sospesa dai vocalizzi di Archie e Kristie. Poi la serata si dissolve come la nebbia, perforata dalla luce che illumina la sala a giorno. Applausi per tutti e nessuno se ne va deluso.
Non è finita. Ho fatto amicizia con il ragazzo del mixer. Abbiamo parlato un po' e, con un certo timore reverenziale mi sono permesso di criticare il suono della batteria del quartetto di Archie Shepp, secondo me, tendente a privilegiare i cymbal ed il rullante, nascondendo eccessivamente i tom. Con mia sorpresa (cosa che mi ha anche inorgoglito), mi ha dato ragione, ma ha giustificato questa impostazione come la volontà dei musicisti di avere l'accento ritmico dei cymbal sempre in evidenza. Atre curiosità: il pianoforte usato dai due quartetti è lo stesso, è di proprietà dell'organizzazione e si tratta di uno Stenway & Son a coda; i microfoni impiegati sono Ortfon; semplicemente il massimo.

Luca Buti

 

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