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HFGM: Quali sono i dischi di Jazz che ti hanno influenzato maggiormente e, tra i trombettisti, chi sono i tuoi riferimenti?
FB: Tra i dischi Night In Tunisia di Gillespie, gli album di Miles Davis e quelli di Clifford Brown. In particolare conosco la discografia di Davis perfettamente e la apprezzo moltissimo, senza distinzione di periodo: lo apprezzo acustico, elettrico, quando suonava Cool Jazz e quando suonava Jazz Rock.
Tra i trombettisti, mi piacciono molto, alcuni che sono considerati "minori"; come Freddie Hubbard o Donald Byrd. Di quest'ultimo, gli assolo che fa su
Echarho o su Nica's Dream nella formazione con Art Blakey me li sono trascritti e studiati. Molti dei miei fraseggi provengono infatti da Donald Byrd. Altri grandi trombettisti che ho preso a riferimento sono: Blue Mitchell, un grandissimo degli anni '50 e, tra i musicisti della generazione successiva, Nat Adderley (fratello di Cannonball Adderley N.d.R.). Anche Lester Bowie mi ha sempre affascinato.
Ho fatto un po' una "cerniera" tra tutti loro. Non posso dire di essermi studiato solo Davis o Gillespie, le mie influenze provengono da tanti stili.

HFGM: E tra i musicisti Jazz contemporanei chi ti piace particolarmente?
FB: Steve Coleman, soprattutto per i dischi che ha fatto dall'85 al '95. Anche Fresu è un bravissimo musicista che però non mi attrae tantissimo quando fa cose un po' troppo sperimentali, lui mi piace molto quando suona Jazz.
Del filone Mainstream seguo con molto interesse anche il trombettista Terence Blanchard. John Zorn pure è un musicista molto bravo. Di lui mi piacciono tutti i dischi della serie Masada con Dave Douglas alla tromba, mentre mi piace un po' meno quando suona Hard Core. Zorn dopotutto ha una produzione molto ampia in cui puoi trovare cose che ti piacciono di più e altre meno.

HFGM: Miles Davis, ritorniamo a lui. Sicuramente un musicista ed un personaggio incredibile che però si è sempre tirato addosso anche numerose critiche. Da molti è stato definito anche e soprattutto un abile manager (di se stesso) prima che un grande musicista. Anche se intuisco quale sarà la tua risposta, ti chiedo se sei d'accordo…
FB: Assolutamente no. Davis è stato, come Parker un grandissimo musicista, in più ha anche azzeccato molte delle sue scelte discografiche, ma ripeto, soprattutto è stato un grandissimo musicista e un protagonista assoluto della storia del Jazz. Alcune sue trovate discografiche di fine carriera, mi riferisco ad alcune registrazioni fatte

dopo il 1986, nel periodo fino alla sua morte nel 1991, possono essere discutibili; evidentemente aveva troppi problemi e non suonava più come sapeva, ma questo non mette in discussione il Davis musicista.
La musica Jazz ha un debito enorme con lui. Davis ha avuto tra i tanti meriti anche quello di far conoscere al mondo un numero incredibile di talenti come Tony Williams, Herbie Hancock, Chick Corea, Dave Holland e molti altri ancora. È incredibile come lui abbia preso ragazzi di diciotto anni a suonare con lui, perfettamente sconosciuti come musicisti e che, dopo tre anni, questi siano diventati dei grandi. Solo chi è a sua volta un grande può fare un'operazione del genere. Aggiungo che è proprio questa dote di talent scout che, nell'olimpo musicale, lo pone in un'area molto particolare.
Clifford Brown era forse tecnicamente superiore a Davis e, se non fosse morto a 26 anni, sarebbe arrivato anche lui molto in alto. Freddie Hubbard invece, ha avuto una carriera lunga ed ha sempre fatto cose egregie pur non inventando mai niente. Certo, la scomparsa prematura di grandi musicisti, molte volte può falsare i valori: è difficile prevedere il "dove sarebbe potuto arrivare se…". Quindi, paradossalmente, la morte può portare un'aura di grandezza mentre una lunga carriera può essere interpretata come una curva con un picco ascendente ed una lunga fase discendente. Eric Dolphy è sicuramente un altro personaggio a cui la morte ha aggiunto un'aura intorno anche se il suo valore non deve essere sminuito. Gillespie a 35 anni aveva sicuramente superato, a livello trombettistico, Davis, ma avendo portato avanti una lunga e regolare carriera, non è per questo mai stato mitizzato. Voglio dirti il mio pensiero anche sull'eterno dualismo che è stato costruito tra Davis e Coltrane: verso la musica, John Coltrane aveva un approccio così spirituale, così intimo e così diverso da quello di Davis che nessun paragone o confronto può assolutamente essere fatto. Davis per contro aveva una solidissima preparazione ma era la sua ossessione per il cambiamento che dominava ogni sua singola scelta.
Davis tra l'altro l'ho visto dal vivo nell'81 a Roma. Di quell'esperienza ricordo di aver fatto due ore sotto la pioggia per avere un biglietto di seconda fila. Avevo diciannove anni e mi trovai di fronte ad un evento che mi ha veramente cambiato la vita…. Tornai a casa con una grande confusione in testa: da un lato ero caricatissimo, con una voglia incredibile di mettermi a studiare la sua musica; dall'altro mi sentivo depresso, quasi impaurito dall'aver ascoltato un "mostro" e dal rendermi conto di quanto lui fosse distante da me.


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