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LETTERE ALLA RIVISTA | 2003

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LETTERE ALLA RIVISTA

2003

LETTERA N. 4/2003  1 | 2 | 3

(Continua da pagina 1)

Tutto ciò è il frutto di un notissimo luogo comune: le generose dimensioni dei woofer cozzano con la possibilità di poterli muovere con poca potenza. E' un fatto visivo: grosso woofer, molta potenza!
Se avesse visto il grandioso woofer da 38 cm delle Tannoy GRF e delle Westminster o quello da 46 centimetri delle Elettrovoice Patrician, cosa avrebbe detto? Che ci sarebbero voluti qualche kW di potenza?

Pensate che tale teoria era sostenuta anche da un audiofilo di mia conoscenza.
Quando anni fa gli dissi che volevo realizzare una torre dei bassi con 6 woofer, affermò la stessa cosa del lettore: "Sei pazzo, dove lo trovi un amplificatore da 1.000 W?" Esattamente come se i woofer fossero pietre …Quando venne da me per vedere i diffusori realizzati, constatando che facevano un baccano infernale già con soli 5 W di picco in ingresso, rimase sconcertato.

Discorso errato anche la difficoltà di pilotaggio di un diffusore.
Se un amplificatore non riesce a pilotare bene un diffusore, potrà anche essere ultrapotente: continuerà a non saperlo pilotare. La capacità di pilotaggio dipende essenzialmente dalla sua architettura circuitale. La potenza disponibile, ad esempio, indicherà la sua
flessibilità nell'essere collegato a diffusori dalla diversa sensibilità. Un amplificatore di bassa potenza potrà, far suonare forte diffusori dalla sensibilità superiore ai 93 dB; amplificatori più potenti potranno fare suonare forte diffusori dalla sensibilità inferiore ai 90 dB. Ne consegue che un amplificatore di buona potenza potrà essere utilizzato sia con diffusori di medio-alta sensibilità, che con quelli di bassa sensibilità. Ciò non vuol dire che suonerà bene, sempre o in alcuni casi…

Riguardo le altre affermazioni.
Non ci permetteremmo mai di dire castronerie:

lasciamo che siano gli altri a farlo, da qualsiasi sede. Questa persone, ci fanno comodo, poiché con le loro affermazioni fanno ci fare una gran bella figura.

I diffusori in possesso di Roberto Rubino, le Infinity K 100, funzionano agevolmente a bassissimo volume (1 W) e sonorizzano una stanza di medie dimensioni con pochissima potenza. Non è possibile, nell'ambiente d'ascolto di Rubino, superare le ore 9,30 della posizione del volume (con il lettore CD), pena la rottura dei timpani delle orecchie. A quella posizione del volume, corrisponde una bassa potenza emessa dai finali e destinata ai diffusori. Gli amplificatori utilizzati, i monofonici Bartolomeo Aloia VTA The Last, sono da 60 W per canale con 8 EL 34 per ciascun finale, sottoutilizzate per fornire la più bassa distorsione possibile. Inoltre la Infinity specifica in 40 W la potenza minima, potenza indicativa media, alla luce anche dei generosi spazi delle abitazioni americane. In Italia, questi diffusori possono essere inseriti (
ci crediate o meno) in ambienti a partire da 16 m2. Ciò significa che è possibile collegare a questi diffusori, amplificatori da 20 W di potenza su 8 Ohm; 10 W per le amplificazioni a valvole. Il rischio di rimanere senza potenza, è quasi assente, a meno che tali diffusori vi servano per sonorizzare locali grandi, in modo professionale: in tal caso, avete sbagliato diffusori.

Gli Aloia VTA The Last costano oltre 6.000 € la coppia, quindi il doppio dei diffusori…
Se qualcuno vuole lamentarsi della qualità del resto della catena audio impiegata all'epoca della prova di ascolto, ciò non cambia la qualità sonora delle K 100.
Vi ricordo che HI-FIGUIDE è nata con 0 euro di finanziamento, 0 euro di aiuti, nessuna collaborazione da parte di importanti distributori. Esistono altre riviste, invece, utilizzano per i loro


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