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LETTERE ALLA RIVISTA | 2000

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LETTERE ALLA RIVISTA

2000

LETTERA N. 20/2000  1 | 2

(Continua da pagina 1)

volo e parlare di un aspetto della riproduzione domestica, particolarmente importante ai fini di una ricreazione credibile dell'evento sonoro.

L'audiofilo dotato di buona esperienza, saprà certamente che esiste due modi di restituire il suono. Il primo è quello proiettato in avanti, proteso verso l'ascoltatore; il secondo, si manifesta con soundstage sonori posizionati nel retro dei diffusori, con punti di fuga molto distanti.
In epoca come questa, dove ormai danno per morta la stereofonia, parlare di spazialità di una coppia di diffusori in contrapposizione al suono full immersion del multicanale, tanto finto quanto indigesto, sembrerebbe anacronistico. In realtà molto vi è da dire, soprattutto spiegare perché esistono i due tipi (e forse anche tre…) di spazialità.

Beh? Capisco che siete curiosi di sapere e conoscere, ma che bisogno c'è di starmi così vicini. Sedetevi che vi racconto una piccola storia.
Occorre cercare di comprendere che la spazialità deve anzitutto
essere presente nella registrazione, perciò incisa sul disco. Solo con l'esistenza di questo presupposto si comprendono determinati fenomeni, ma soprattutto si scopre l'arcano che regge il tutto.
Quando la spazialità è presente nella registrazione, se l'impianto è perfettamente tarato si assisterà alla restituzione di un suono particolarmente grande e svincolato dai diffusori. In questo caso, il soundstage che posizione assumerà: sarà proiettato in avanti oppure dietro i diffusori? Si avranno contemporaneamente entrambe le dislocazioni spaziali.

Allora, perché accadono i due fenomeni descritti inizialmente?
E' presto detto. Il suono si proietta in profondità in assenza di gamma bassa ed in presenza di

bassa sensibilità. Viceversa, tutti i diffusori ad alta sensibilità hanno la tendenza a spiattellarti ciò che è stato registrato; siccome la normalità sono le brutte registrazioni, ecco che il suono è proiettato in avanti con quell'effetto monitor che spesso si unisce a suoni taglienti o fastidiosi. Ecco che gli audiofili, prediligono e scambiano per buoni, diffusori a basso dettaglio, sempre morbidi, frutto di bassa risoluzione.

I diffusori a tromba sono diffusori ad alta risoluzione che poco spazio lasciano agli errori nelle registrazioni. La tendenza è quella di proiettare il suono in avanti, esibendo quell'effetto monitor tipico degli ascolti dal vivo.
Nulla vieta loro, nonostante il carico acustico a tromba non faccia presagire spazialità da record, con punti di fuga posti a decine di metri dietro ai diffusori, di esibire in presenza di ottime registrazioni una certa dose di profondità della scena acustica.

Per concludere, alla sua richiesta su quale altro sistema rivolgersi oltre a quelli da lei citati, dato che occorre necessariamente rimanere sull'alta efficienza o sensibilità, potrebbe prendere in considerazione qualche bel Tannoy, di quelli con woofer da 38 cm come il GRF o il Canterbury, le cui dimensioni sembrano adatte al suo ambiente. Sono diffusori molto corretti, timbricamente perfetti anche per la musica classica.

Infine le ricordo che nei salotti esoterici giapponesi, si usa inserire mastodontici diffusori in ambienti grandi la metà del suo: provare per credere.

Francesco S. Piccione

 

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