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analogico, occorre ribadire che non esistono differenze particolari con altri tipi di cavi. In genere si pone l'attenzione sui valori di capacità degli stessi che devono essere particolarmente bassi. Ma questo problema è da ricercare anche negli altri cavi di collegamento. Unica differenza risiede nei cavetti posizionati all'interno del braccio che devono essere per ovvi problemi, di sezione esigua. Ad ogni modo, non esiste un cavo di interconnessione specifico per uso Phono, tranne il fatto che devono essere flessibili nel caso di giradischi con telaio flottante.
4. Come detto, nulla vieta di unire più fili di esigua sezione in parallelo. Da un lato per diminuire la loro resistenza e dall'altro per eliminare qualsiasi problema di effetto pelle e perciò incrementare la banda di funzionamento.
5. In genere è utilizzato il polietilene: c'è anche scritto! Il teflon è indubbiamente migliore come dielettrico. Resta il fatto che nell'articolo la pellicola trasparente è utilizzata anche come smorzatore, se impiegata in buona quantità. Essendo i suoi effetti smorzanti relegati ad un angolino rispetto ad altri miglioramenti, utilizzarla significa attuare una sfida tra le vostre orecchie ed i vostri diffusori. Smorzamenti a parte, l'utilizzo del teflon è maggiormente indicato come dielettrico ed essendo anche morbido nulla vieta di utilizzarlo, però in unione al polietilene.
Ricordo per l'ennesima volta che i cavi sono in grado di incidere pesantemente sul risultato sonoro, in virtù della loro natura sottrattiva. Nel corso degli ultimi anni, alcune prestigiose etichette discografiche (Telarc in primo piano), votate alla qualità sonora, hanno cominciato ad utilizzare cavi speciali nei collegamenti delle apparecchiature deputate alla registrazione. E non per pura emulazione o, peggio, caso. Solo che le differenze tra cavi escono soprattutto
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