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Un trasduttore elettrostatico è composto di tre parti:
1. gli statori (stators) 2. il diaframma (diaphragm) 3. i distanziatori (spacers)
Il diaframma è quello che si muove, eccita l'aria e crea i suoni musicali; il lavoro degli statori consiste nel rimanere fisso in modo da fornire un punto di riferimento per il movimento del diaframma. I distanziatori mantengono il diaframma entro una data distanza nell'ambito della quale il diaframma si muove fra gli statori. Gli impulsi musicali inviati dall'amplificatore ad un diffusore elettrostatico, vengono tradotti in due segnali ad alto voltaggio di uguale potenza ma di polarità opposta. Questi segnali ad alto voltaggio vengono, quindi, applicati agli statori. Il campo elettrico risultante, lavorando simultaneamente con e contro il diaframma, lo muove avanti e indietro e produce, quindi, l'emissione sonora.
Questa tecnica è conosciuta come "push-pull" ed è quella che fornisce il maggior contributo alla purezza del suono della filosofia elettrostatica, in virtù della eccezionale linearità e bassa distorsione. UN PARAGONE
Siccome il diaframma di un diffusore elettrostatico lavora uniformemente su tutta la sua area, può essere estremamente leggero e flessibile: questo consente una estrema reattività ai transienti e, quindi, una perfetta tracciatura del segnale musicale. I risultati sono una maggior finezza, nuance e trasparenza sonora.
Se pensate ai problemi di un trasduttore elettromagnetico tradizionale, potete facilmente intuire perché il diffusore elettrostatico è così valido. I coni e le cupole usati in un altoparlante normale non possono funzionare uniformemente a causa della loro configurazione: i coni funzionano bene solo nell'apice, le cupole nel perimetro della loro area. La corretta filosofia di questi drivers vorrebbe che essi fossero perfettamente rigidi, smorzati e leggeri; sfortunatamente queste condizioni non sono ancora state realizzate al giorno d'oggi. Per far muovere i coni, tutti i drivers elettromagnetici devono possedere una bobina solidale al
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