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immobile. Comprendo l'elevato costo dei diffusori, ma non comprendo affatto l'esistenza di "centrali nucleari" (finali di potenza), costosissime, che hanno il coraggio di spacciarle per uso domestico. Mi dovete spiegare che cosa se ne fa una persona di un amplificatore da 300 W da 32.000 euro? Spiegatemi a cosa serve un amplificatore con le ventole di raffreddamento, non in classe A, dalla potenza e costo megagalattici? E' chiaro che si tratta di componenti per uso professionale, con ingressi/uscite bilanciate, adatti solo per impiego in discoteche, concerti live, cinema ed altro, tranne che per uso domestico, perdinci! Soprattutto occorre la consapevolezza che non suonano!
Il secondo argomento che ha alzato un bel "polverone" riguarda la nostra definizione di musica "liquida". In questo caso il "polverone" è consistito nell'"arresto" delle persone alla lettura della definizione. Dapprima un silenzio, successivamente la testa si sposta per guardare da un'altra parte; infine, l'esclamazione: "Sai che non ci avevo pensato! In effetti…". Eh, eh, mentre tutti si prodigano a darvi le informazioni che più gli convengono, da qualsiasi pulpito si ergano, se in funzione di generatori, clonatori o pappagalli, HFG per prima ha posto l'accento sulla questione, fornendo una definizione più che accurata dei diversi fenomeni. E' chiaro ed evidente che la musica "liquida" non è quella che la maggioranza intende e conosce, ma cosa differente, insita nel concetto di fruibilità unica ed immediata, non certo nella fruibilità ripetuta tipica della musica registrata.
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