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GLI EDITORIALI | 2010

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EDITORIALI

2010

EDITORIALE N. 1/2010  1 | 2 | 3

(Continua da pagina 1)

migliore ristorante della zona…. solo che l'audiofilo si accorgerebbe della bufala - del panino - ma non si accorgerebbe della bufala audio!

Il "
riconfezionamento" possiede un'alta valenza positiva, tanto positiva che spesso gli audiofili non si rendono conto del brutto o normalissimo suono espresso dai prodotti "riconfezionati". Gli audiofili meno esperti, si fanno persino incantare dall'ordine che regna all'interno di questi prodotti, come se il brutto suono fosse solo prodotto dalla confusione e brutta estetica dell'interno delle elettroniche. Prodotti venduti anche a caro prezzo, dalla affidabilità spesso assente. Nulla di paragonabile ai migliori componenti giapponesi, di cui non possiedono nemmeno la qualità costruttiva e l'assistenza. A questo punto, verrebbe voglia di affermare che è meglio acquistare - orrore - un prodotto di una nota marca giapponese: il suono è simile - se non migliore - ma materiali, qualità e costi nettamente favorevoli.

Si tratta di un problema serio, poiché mentre in una gioielleria sono tenuti a fare distinguere gli zirconi dalle pietre preziose e tra quest'ultime quelle di diversa qualità,
nei negozi di audio piuttosto eleganti, non si fa alcuna distinzione. Tutti i prodotti ivi presenti sono di grande qualità, sic et simpliciter per il solo fatto di essere presenti. Cosicché risibili diffusori, amplificatori eleganti in Classe D, costosi lettori digitali con l'operazionale dal suono orrendo, acquistano status di grandi oggetti. Sappiamo però, che il rapporto di qualità - espressi da HFG dalla nascita - e al massimo di 1 ogni 10. L'audiofilo evoluto spesso non è in grado di distinguere i buoni dai cattivi, affidandosi per questo alle recensioni (se è uno che legge, ipotesi rara, ma inutile se si tratta di riviste tradizionali), oppure ai forum (ancora peggio: un'arena di furbastri nullafacenti); oppure al semplice ascolto (un terno al lotto…).

Il "
riconfezionamento" non si limita solo all'abile esposizione e vendita in negozi chic!
Vi sono due altri stratagemmi. Il primo è il
vertiginoso aumento del prezzo di vendita, in rapporto a quello praticato nel paese d'origine. Questa mossa, fa ancor più dell'esposizione in una bellissima vetrina. Soprattutto perché il prodotto "sale di categoria", checchè qualcuno

ne dica, è sempre fattore importante di presentazione dell'oggetto. Un prodotto economico nel paese natio, improvvisamente diventa un prodotto di media o medio-alta fascia di mercato…. Bravi, complimenti, un bel salto di categoria! Faccio l'esempio che un prodotto venduto attorno ai 10.000 euro, il negoziante lo paga sempre 3.000. Questo prodotto vale 10.000 euro o è una "patacca" da tremila? Ditemi!

Il
secondo elemento che contribuisce al "riconfezionamento" del prodotto, risiede nei margini di guadagno per il commerciante. Sia chiaro che i commercianti devono avere un margine di guadagno, per cui non è il "margine" in discussione. Quello che è in discussione è l'abuso che sfocia nella concorrenza sleale. Vi sono prodotti che offrono un margine compreso tra il 10 ed il 30%. Altri invece, offrono margini decisamente superiori al limite prima espresso. La domanda che vi pongo è questa: "Secondo voi, tra due prodotti il negoziante quale vi farà ascoltare più facilmente, magari portandovelo sino a casa: quello che offre un margine di guadagno del 70 e più percentuale o quello che offre un valore decisamente inferiore?". Ecco allora che si realizzano catene di negozi favorevoli alla offerta di prodotti altamente remunerativi, non accettando prodotti dal minimo margine utile, tranne che si tratti di prodotti abbastanza richiesti.

Si tratta di una situazione spregevole, poiché danneggia, portandole alla chiusura, tutte quelle aziende che non vogliono offrire margini superiori al 30%, nella convinzione morale di mettere i loro prodotti sul mercato al giusto prezzo, che esprime interamente la qualità del prodotto. L'aumento vertiginoso del prezzo e l'incremento del margine di guadagno, costituiscono fattori "accecanti" di individuazione della qualità del prodotto, poiché il consumatore è portato a credere che un prodotto caro vale di più. Nel mercato audio, non è così!

Cosa può fare l'audiofilo
per non cadere in questo subdolo tranello?
Innanzitutto occorre fare molta attenzione, nel districarci in questo nuovo e mutato modo di fare hifi. Una categoria di prodotti da escludere, sono quelli che inneggiano alla Classe D, anche se


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