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Se qualcuno pensa ancora al jazz degli anni 90 come a qualcosa di già sentito, di brutta copia di tanti capolavori del passato, si sta sbagliando di grosso e io, cospargendomi il capo di cenere per averlo molte volte pensato ed affermato con amici o conoscenti, ho dovuto davvero ricredermi.
Ci sono e in questo caso purtroppo devo dire c'era, un artista che sapeva emozionare, creare melodie ed arrangiamenti che solo un grandissimo quale Duke Ellington, mia grande passione , sapeva offrire. Questo artista, cosi' poco fortunato nell'aspetto che Madre Natura gli aveva regalato ma con un cuore pieno di vigore, di forza e bellezza, con due mani d'oro da mettere su una tastiera e capaci di regalare ore di puro piacere di ascolto lo avrete capito tutti era Michel Petrucciani, il piccolo grande uomo che per pochi anni, purtroppo, ha regalato musica con la M maiuscola a tutti quelli che, più o meno sfortunati di lui, incontrò sul suo cammino e sui suoi dischi.
Quello che sto ascoltando, anzi per meglio dire
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mi sto' godendo e gustando, è il bellissimo Live in Tokyo del 1997 in cui il Nostro è in compagnia di altri due grandi artisti, mai come in questo caso parte integrante di un progetto musicale definito e non semplici comprimari o accompagnatori: Steve Gadd alla batteria e Antony Braxton al basso.
L'emozione devo dire inizia subito, con la delicata voce della presentatrice giapponese che mi immagino in un bellissimo kimono rosso fuoco, che annuncia la presenza sul palco di questo bellissimo trio e poi iniziano le danze con TRAINING, con il pianoforte giustamente in primo piano, ben evidente nelle note più acute come in quelle gravi, con la sensazione e non solo quella di vedere il piccolo grande Michel con le sue mani scorrevoli, piccole, poco aggraziate correre ed accarezzare i tasti bianco neri di uno splendido pianoforte, dalla timbrica netta e un pelo metallica che, permettetemi la presunzione magari completamente errata, direi caratteristica degli strumenti prodotti dalla (Continua a pagina 2)
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