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"In quale chiave sto suonando?? Le uniche chiavi di cui mi preoccupo sono quelle che dovrei avere sempre in tasca". "La nota dell'accordo?? Non lo so, io suono sensazioni, stati interiori, non note". Con questo atteggiamento ORNETTE COLEMAN rispondeva tutte le volte che durante un'intervista gli veniva chiesto della sua musica.
Proprio della sua musica quest'album è il manifesto. A sua volta, quest'ultimo può essere considerato, del FREE JAZZ (inteso come stile musicale) l'opera prima. E' stato inciso nel 1961, un periodo importante per il JAZZ in quanto, dopo aver assimilato le innovazioni dei Boppers, si affiancano al JAZZ TRADIZIONALE altre correnti che in futuro si svilupperanno autonomamente; una di queste è la corrente FREE. Termine, quest'ultimo, non gradito dai suoi esponenti in quanto poteva essere male interpretato così da sminuire le doti tecniche dei musicisti, la cui preparazione, in tal senso, doveva essere (ed era) notevole. Free stava piuttosto a significare maggiore libertà nella scelta degli strumenti, nell'uso di suoni, ritmiche, scale e soprattutto prevalenza degli stati emotivi
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e dell'estro del momento sulla musica scritta e sugli arrangiamenti. I musicisti si autodefiniranno neo-tradizionalisti; per loro, la musica, altro non era che la riproposizione a schema libero del concetto di improvvisazione di gruppo nato con le Big Band venti anni prima. Solo così nel JAZZ si potè re-inventare ciò che era già stato re-inventato.
FREE JAZZ (inteso come album) è un disco unico, storico irripetibile. Mai, prima della sua uscita tante innovazioni erano state apportate tutte insieme. Due quartetti, capitanati da O. COLEMAN e E. DOLPHY jazzano spesso contemporaneamente, utilizzando linguaggi e tecniche non riconducibili a nessun standard del JAZZ classico. E' piuttosto la DODECAFONIA, con il superamento del concetto di tonalità, con la dissoluzione del centro armonico a fare da matrice.
Il disco è stato registrato in modo da riprodurre, spostato sul canale sinistro dell'impianto (Continua a pagina 2)
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