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MUSICA CLASSICA | Fryderyk Chopin - Etudes Vari Studi. Maurizio Baglini, piano  1 | 2 | 3   

FRYDERYK CHOPIN
12 Études op. 10
12 Études  op. 25
Trois Nouvelles Études op. postuma
Maurizio Baglini, Pianoforte

Pianoforte:
Wilhelm Lange 1830 (op. 10);
Ignace Pleyel 1849 (op. 25 e op. postuma)

Registrato il 26, 27, 28 gennaio 2000, presso l'Accademia Bartolomeo Cristofori di Firenze. Durata: 60' 09''

Phoenix (PH 00621) - 2000 (CD)

FILOLOGIA E FANTASIA

Degli studi op. 10 e op. 25 di Chopin, banco di prova della maturità tecnica e musicale di ogni pianista, esistono attualmente numerose registrazioni integrali: tra le più interessanti, ricordiamo quelle celebri di Arrau, Ashkenazy, Backhaus, Cortot, François, Pollini, e quelle meno famose - ma di altissima levatura poetica - di Raul Koczalsky e Shura Cerkassky.

Nessun pianista prima d'ora, però, si era cimentato nell'incisione di tutti gli Études (compresi i Trois Nouvelles Études op. postuma) su un pianoforte dell'epoca di Chopin, considerando quindi le intenzioni espressive del compositore in rapporto con le potenzialità meccaniche e timbriche dello strumento di cui egli disponeva.
Proprio per questo il recente CD inciso da Maurizio Baglini suscita particolare interesse e curiosità.  Baglini, già segnalatosi per una convincente e fantasiosa interpretazione discografica degli studi di Chopin su un pianoforte moderno (Phoenix PH 98043, 1997), li

ha infatti registrati nuovamente utilizzando due strumenti storici: un Wilhelm Lange del 1830 (per i 12 studi op. 10) ed un Ignace Pleyel del 1849 (per i 12 studi op. 25 e i 3 studi op. postuma). Pur se molto diversi fra loro, entrambi - ma soprattutto il Pleyel - sono particolarmente adeguati al pianismo chopiniano, mettendone in luce aspetti timbrici e dinamici irrealizzabili con i pianoforti moderni.

Il Lange è uno strumento viennese costruito nel 1830, probabilmente molto simile a quello su cui Chopin concepì gran parte degli Études op. 10. È caratterizzato da un suono nitido e argentino nel registro acuto, che consente di mettere a fuoco ogni dettaglio anche in punti particolarmente ostici, come gli arpeggi dell'op. 10 n. 1 o i rapidissimi passaggi dell'op.10 n. 4. I bassi presentano una sonorità più robusta, ma sempre molto definita, e mantengono una notevole chiarezza espressiva anche quando il pedale di risonanza viene utilizzato per lunghe frasi. La marcata individualità dei vari registri permette


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