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interpretazioni più suggestive con lo strumento di Byron che soffia le note del suo strumento dentro la cassa armonica del piano. La serata termina dopo due ore di concerto, due bis ed una decina di copertine dell'ultimo disco autografate. "Il mio prossimo progetto da leader - commenta lo stesso Byron a fine concerto - riprenderà l'organico e le idee dei Six Musicians, implementandole con le aggiunte di una voce maschile e di un altro fiato (trombone o sax o tutti e due... to be defined...)".
MICHAEL MOORE TRIO "JEWELS AND BINOCULARS, THE MUSIC OF BOB DYLAN" Michael Moore [sax contralto, clarinetti, melodica] - Lindsay Horner [contrabbasso] - Michael Vatcher [batteria, percussioni, cembalon]: Camaiore, Piazza San Bernardino; venerdì 26 Luglio 2002.
L'influenza che Bob Dylan ha avuto sulla cultura americana è assoluta ed incalcolabile. Le sue ballate hanno cortocirciutato la musica folk dei bianchi con il blues nero unendo canzone, poesia e denuncia sociale. La sera del 26 Luglio, davanti a circa duecento spettatori, Michael Moore ed il suo trio hanno reso omaggio, in una chiave molto personale, all'opera del nostro Mr. Zimmerman. Tutta la scaletta del concerto è stata incentrata sul loro ultimo album "Jewels And Binoculars" del 2001. Una serata ed un album, che si permettono il lusso di trascurare classici del calibro di Hurricane e Like A Rolling Stone per una rivisitazione del repertorio più intimo, profondo e romantico del cantautore del Minnesota. I pezzi eseguiti attingono un po' da tutta la discografia del grande Dylan: ci sono brani tratti da "The Times They Are A-Changing" del '64 (With God On Our Side, Boots Of Spanish Leather); passando per il mitico "Blonde On Blonde" del '66 (Visions Of Johanna) per arrivare ad "Empire Burlesque" dell'85 (Dark Eyes). Malgrado un biglietto da visita che può far pensare ad un trio uscito pari pari dalla "bebop era" (fiati, basso e batteria sono una tra le formazioni più standard del bebop), la loro musica attinge dalle avanguardie, dal rock e dal jazz senza appartenere a nessuna di esse. I brani suonati, tutti di Dylan, sono stati completamente reinterpretati: il tema ed i riff sono apparsi sbriciolati, ripresi ed inseriti a frammenti in un complessivo minimale (a tratti anche cacofonico), che lascia lontani Woody Guthrie e le interpretazioni di Joan Baez. Michael Moore, leader e solista principale ha personificato, con i suoi fiati, la voce tagliente e l'armonica del grande Bob. Horner al basso, è stato un eccezionale motore ritmico alternando walking, (Continua a pagina 2)
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