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Directive (ECM, 2000) e Not For Nothin' (ECM, 2001). Eccoli salire sul palco; In ordine di apparizione: il trombonista Robin Eubanks, il vibrafonista Steve Nelson, il multisaxofonista Chris Potter ed il secondo motore ritmico, il batterista Nate Smith. Si tratta (proprio ad esclusione del batterista, che all'ultimo momento ha sostituito il preannunciato Billy Kilson, membro originale del quintetto) dello stesso organico degli ultimi due album. Una formazione decisamente impegnativa, melodicamente a trazione integrale, con un suond molto particolare dove le voci degli ottoni scivolano su una dinamica piattaforma ritmica splendidamente arricchita (mai sovraccaricata) dai liquidi arpeggi del vibrafono, dalle elaboratissime scomposizioni ritmiche della batteria e dai morbidi pizzicato del contrabbasso. Un sound che reinterpreta le verticalizzazioni Free, la percussività Hard Bop e i lunghi impasti armonici di matrice Bebop. Un sound che, senza rotture e senza rinnegare niente, si conferma originale e più che mai attuale (in verità nessuno la sera del 30 Aprile, è entrato nel tetro dubitando minimamente di ciò).
Looking Up, brano dall'album Prime Directive, è la opening track della serata: due note di basso, il tema del brano e poi via libera per l'improvvisazione di tutti i solisti. Comincia il trombone con un lungo assolo; si affiancano vibrafono e batteria che, in perfetta sintonia, disegnano dinamiche figure ritmiche. Il sax tenore sposta il baricentro verso atmosfere più cool; il vibrafono sviluppa psichedeliche spirali melodiche, fino ad arrivare al leader che, accompagnato dalla batteria, si sgancia dal suo obbligato per una effervescente fuga in assolo. Un brano chilometrico, circa venti minuti (quasi il doppio rispetto alla versione del disco) riarrangiato per dare spazio a tutti i solisti in una sorta di primo acknowledgement della band.
Holland, senza nessunissimo atteggiamento da primadonna, ha l'onere e l'onore del centro del palco e, tranne che nelle sue dipartite in solo, si limita ad un lucidissimo walking. Da vero gentleman poi, è idealmente suo, il primo applauso per i propri musicisti dopo i loro solo (anche se, vista la generosità del migliaio di persone nel teatro, per dare il via agli applausi non c'è bisogno di nessuna scintilla).
Il rispetto tra i componenti del quintetto è totale, a loro modo gerarchico: ogni solista si allontana dal palco quando non suona, per non rubare neanche un centimetro quadro di attenzione ai compagni (Continua a pagina 2)
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