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locali mal volentieri ingaggiavano (e pagavano) band composte da dieci e passa musicisti. È anche lo stile che consacra il Jazz come musica "colta" in tutto e per tutto a dispetto del primo snobismo degli europei e delle definizioni di "Devil's music". Un' evoluzione, quella del Bebop, sempre legata ad origine umilissime: Thelonious Monk dichiarò che lui scriveva partiture difficili per invogliare la casa discografica a mettere più ore a disposizione per le prove e conseguentemente far guadagnare più soldi a se stesso e ai suoi musicisti.
IL CONCERTO
La track list della serata ripercorre quei magici anni, passando in rassegna brani dei capostipite del genere come Dizzy Gillespie, Charlie Parker o Miles Davis, sempre rispettando gli arrangiamenti originali. La serata inizia, i musicisti salgono sul palco: Andrea Coppini (sax tenore) e Franco Baggiano (tromba) sono i leader della formazione (sono insieme dal 1984). Al loro fianco ci c'è il pianista Massimiliano Pinzauti, mentre della sezione ritmica fanno parte Stefano Lepri (contrabbasso) e Leonardo Alletti (batteria).
Tutti i brani in scaletta presentano delle armonie e dei temi di improvvisazione molto impegnativi ed, in perfetto stile Bebop, i due fiati alternano sovrapposizioni, fraseggi, interscambi ed improvvisazioni in assolo. Andrea suona il sax tenore in tutti i brani, anche in quelli dove le versioni originali prevedevano il sax contralto (nei brani di Parker) oppure il sax baritono (in quello di Mulligan). Anche il piano si attiene al copione: mano sinistra per gli accordi ritmici e mano destra per assolo e melodia. Pure i due motori ritmici rispettano lo stile dell'epoca Bop, poche effervescenze per entrambi: il basso è impeccabile nel suo walking e la batteria procede morbida, in stile Roach, con precisione metronomica. Tutti i componenti della band sono concentratissimi mentre suonano, il solo Baggiani appare più disinvolto sulla pedana.
Groovin' High di Dizzy Gillespie è la opening track. I brani seguenti Moose The Mooche di Charlie Parker, Echarho di Horace Silver e Confirmation, anche questo di Parker, passano in rassegna il repertorio improvvisativo di sax, tromba, piano e contrabbasso.
Arriva poi Straight, No Chaser di Thelonious Monk, un classico Bop del filone Hard, proveniente dall'album omonimo del 1967. Il brano, uno dei più rappresentativi del movimento Hard Bop, introduce sonorità più spigolose, supportate da (Continua a pagina 2)
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