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voce viene presa, a seconda dei brani, con due microfoni: uno a centro palco ed un altro in corrispondenza del pianoforte; con quest'ultimo i risultati sono leggermente migliori (la ragione più che tecnica, potrebbe però essere la posizione seduta del cantante, che "comprime" di più le ottave alte). I microfoni dunque non sono lo stato dell'arte, ma neanche il resto dell'impianto è all'altezza: da orchestra di sagra paesana piuttosto che da questo tipo di concerto. Inoltre, anche l'acustica del teatro, proprio per il fatto di essere concepita in modo da diffondere perfettamente la voce in acustico, non aiuta e niente perdona a sbavature ed approssimazioni tecniche. Quando sfumano le ultime note dell'Accolita Dei Rancorosi coperte dagli applausi del pubblico, Vinicio si toglie il mantello per rimanere con uno sgargiante vestito rosso natalizio per tre brani più rilassati: La Notte Se N'è Andata, Sabato Al Corallo e Il Mio Amico Ingrato. Poi, avvolto in una grandinata di gracchii è la volta de Il Corvo Torvo; per l'occasione Vinicio, sempre seduto al piano, indossa un paio di ali bianche (più da angelo che da corvo). Finito il brano, via le ali, spostamento dal piano all'organo e di nuovo rilassatezza con Christmas Song. Il palco intanto materializza le manie, le fissazioni e le ossessioni di Vinicio che hanno ispirato tutti i suoi album. Temi ricorrenti come la vita notturna, la nebbia, i fegati disintegrati dal vizio, le invenzioni, i suoi strumenti musicali "mitologici" e le culture dell'est. Proprio in un'atmosfera orientaleggiante vengono sciabolate le prime note di Marajà, primo pezzo della serata proveniente dal suo ultimo album Canzoni A Manovella. Il misuratore di entusiasmo di colpo, attraversa la zona rossa di allarme e si pianta sul fondo scala. In un'atmosfera da torcida brasiliana Vinicio si diverte (e diverte) facendo il mimo: con un cappello da Babbo Natale imita la proboscide di un elefante e schizza fibrillante per tutto il palco rimbalzato dal ritornello. Le canzoni della serata coprono un po' tutto il repertorio classico di Capossela: molte provengono da Il Ballo Di San Vito, numerose anche da Canzoni A Manovella e dal primo album All'una E Trentacinque Circa (1990), mentre solo due brani provengono da Camera A Sud e non ce ne è nessuno dall'album Modì del '91. Così, dopo una jam strumentale che fa da intermezzo, la successiva Che Cossè L'amor introduce una parentesi di cabaret in puro stile Capossela. "Purtroppo Santa Claus si è sparato" dice Vinicio e, in mezzo alle risate, già tutti intuiscono che per i prossimi dieci minuti ci sarà da divertirsi, in un teatro dove l'atmosfera diventa contagiosamente allegra. Un assistente porta poi (Continua a pagina 2)
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