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lei che mi ha introdotto a queste vocalità e a questo mondo in generale. Da questa esperienza ho imparato molte cose, sulle scale blues e soprattutto sull'armonia. Comunque non è stata soltanto la lezione di canto in sé: come ti dicevo, partendo da Stevie Wonder, ho iniziato ad ascoltare molti dischi (per lo più chiesti in prestito ad amici), dai quali ho imparato anche cose sull'improvvisazione vocale come lo scat. All'interno del coro dei Jubilee avevo acquisito un certo tipo di linguaggio. La maturazione successiva è però avvenuta con le esperienze fatte con i musicisti. È da queste collaborazioni che ho imparato tantissimo. Sono stata fortunata ad incontrare persone con una vasta esperienza: primo tra tutti Mauro Grossi, pianista e compositore livornese (nonché docente alla cattedra di jazz al Mascagni di Livorno) e arrangiatore della suite 'Porgy & Bess'. Grazie a lui, ho avuto anche il piacere di collaborare con Faye Neppon dalla quale, anche se per breve tempo, ho imparato molto sul rapporto con il pubblico e sull'interpretazione di testi d'autore. Successivamente ho collaborato con grande entusiasmo con Franco Santarnecchi che mi ha trasmesso una grande energia e sempre più voglia di continuare su questa strada; avevamo in comune la passione per Stevie Wonder: per un periodo abbiamo anche messo su un esplosivo quartetto grazie alla preziosa collaborazione di Stefano Allegra e Fabrizio Morganti. Devo molto anche elle esperienze più recenti, agli insegnamenti di Leonardo Pieri e Nicola Vernuccio; da Leonardo ho imparato a decodificare e capire le mille possibilità che ci sono di affrontare uno standard; Nico mi ha insegnato che l'anima arriva dove nessun'altra cosa può. È dai musicisti poi, più che dai cantanti, che ho imparato lo scat, il modo di improvvisare con la voce. Avendo attinto parecchio dai solisti vocali quali Sara Vaughan, Carmen McRae, Nina Simone, la lezione vera l'ho avuta dagli strumenti. Questo per numerose ragioni. Per esempio gli strumenti, per la loro conformazione fisica, saranno sempre più liberi di improvvisare, meno vincolati anche agli stati d'animo o alla stessa forma fisica. Molti pezzi che abbiamo eseguito stasera non hanno dei registri facili. Per eseguire alcuni brani, quelli più estesi come tonalità come Nuages o Estate, la voce deve passare dal registro medio a quello più alto, dove il timbro cambia sostanzialmente ed occorre "cantare su un registro di passaggio", perciò scomodo. Qui bisogna per forza imparare dagli strumenti non solo per cercare di imitarli, ma per capire come fanno. Questo non tanto per diventare più bravi, ma più espressivi. È comunque sempre divertente scoprire nuove (Continua a pagina 2)
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