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LETTERE ALLA RIVISTA | 2001

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LETTERE ALLA RIVISTA

2001

LETTERA N. 30/2001  1 | 2 | 3

STANDARD MINIMO: LA RISCOSSA!
Di Giovambattista

Gent.mo Direttore,

ho letto la sua risposta a diversi lettori "Standard Minimo: Funzioni e Contrasti" e mi sento in dovere di contribuire con la mia, al suo pregevole lavoro in favore di noi lettori, derisi ed imbrogliati dalle solite riviste audio. Perciò, dato che
ad HI-FIGUIDE devo in parte la mia felicità di audiofilo, le invio questa mia che spero voglia pubblicare a testimonianza del vostro ottimo operato e delle peripezie di noi audiofili che in questi tempi da medioevo dell'audio, come lei ben afferma, dobbiamo sopportare come possiamo.

Tutto cominciò un bel giorno (...) si dice sempre così di una storia a lieto fine!
No, non è una fiaba; è semplicemente un calvario che ho avuto la forza e la fortuna di affrontare da 8-9 mesi a questa parte, che mi ha portato ad allestire, finalmente, l'
impianto hi-fi da sempre desiderato in funzione delle mie possibilità e dei miei gusti musicali. In verità la storia non cominciò così di punto in bianco, un fatidico giorno. Da sempre, sin da piccolo, ho avuto questa benedetta-maledetta passione che negli anni mi ha portato a soddisfazioni ed a delusioni, a spese di tempo e di denaro ed a macinare parecchi chilometri  per valutare, osservare questo o quell'apparecchio. Dalla metà degli anni '80 ad oggi mi sono dilettato con apparecchi consumer che forse non erano il massimo dell'alta fedeltà; i vari Pioneer, Technics, Proton, ma offrivano un rapporto qualità/prezzo/prestazioni ottimo. Chi non ha mai avuto almeno un primo impianto dei suddetti marchi?

Ritornando alla mia "Odissea", appunto, decisi di dedicarmi un nuovo impianto di qualità,  destinato una volta per tutte a seguirmi per tantissimi anni, "speriamo"! Ma
da dove

iniziare? Subito mi sono indirizzato alla scelta dei diffusori sui quali costruire il resto. Perché questa scelta? Semplice intuito! Ma cosa acquistare? Sicuramente dei grandi diffusori che regalassero un grande suono in tutti i sensi, con grossi woofers e componenti di qualità, con un mobile elegante e possibilmente in legno. Quindi iniziai le ricerche presso decine di negozi nella mia zona, avevo in mente, Infinity K 90 o 100, Tannoy e Klipsch che avevo ricercato su degli annuari e ne conoscevo, almeno sulla carta, le caratteristiche. Ebbene, tutti i chilometri percorsi mi avevano portato ad un nulla di fatto; di questi diffusori nemmeno l'ombra, i negozianti proponevano sistemi (adesso si usano così?) snelli, con piccoli componenti, sicuramente pregiati che però non mi ispiravano all'acquisto. Dal punto di vista sonoro avevano un suono pulito e preciso, ma quanto a dinamica, senso del ritmo, impatto, non mi ricordavano minimamente i concerti dal vivo. Che fine hanno fatto quei bei bassi corposi, dinamici, ma per nulla invadenti?

I negozianti mi facevano notare che pretendevo troppo in relazione al mio budget e che occorreva spendere molto di più. Oltre a subire questo oltraggio di "pretesa", pagando a caro prezzo, mi facevano notare che il suono che  cercavo era "
fuori moda"! Occorreva seguire i consigli dei rivenditori, sicuramente in buona fede, che mi proponevano i soliti prodotti. Un bel suono certo, ma tornando a casa e facendo suonare il mio vecchio e fidato integrato Proton con le casse SM Infinity di qualche anno fa, mi rendevo conto che avevo ottenuto un bellissimo risultato, chiamato "buco nell'acqua": il mio impianto mi dava più soddisfazione di quelli ascoltati presso i rivenditori. Vista l'impossibilità di reperire più marchi di mio gradimento, mi sono orientato direttamente sulle Infinity K100.


(Continua a pagina 2)

 

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