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"sapore" deve essere ben compreso. Certo ascoltare il Wurlitzer (jukebox d'epoca oggi venduti a pezzi da museo) che suona un 45 giri di Chet Baker può far venire la pelle d'oca, perché si entra psicologicamente ed auditivamente nell'epoca, si varca la porta del tempo e lo si vive come fosse allora. Ma se è vero che l'erba si raccoglie a fascio, in hi-end la si incide stelo per stelo.
Cosa ti voglio dire? Non farti prendere da facili entusiasmi pur di possedere pezzi di antiquariato audio (o meglio, vintage audio) senza valutare e pesare attentamente pro e contro. Citi nomi (Leak su tutti) che in questo campo hanno fatto certamente la storia, sono le pietre miliari dell'epoca che fu di maggior fulgore; scuola inglese di miglior lustro che sicuramente ha insegnato tanto e che tanto è stata imitata. Non dimentichiamoci, però, che si parla di quaranta anni passati; questi, in campo audio sono un'enormità! Pensiamo, per rimanere nell'elettronica, che in 40 anni si è passati dai primi tv bianco e nero (che feretri!!) agli schermi ultrapiatti a gas raro, con risoluzioni di immagine che neanche un rasoio saprebbe incidere meglio. E credi che l'audio non abbia fatto anche lui almeno qualche … passettino?
Sicuramente anche fra i vintage esistono degli evergreen, e tu ne citi i principali (tanto che sembrano usciti in fila dall'Almanacco del vintage) ma io ci andrei cauto. Non prescindendo dalla resa acustica (di cui dirò poscia), la componentistica e la circuitazione (quindi S/N, risposta in frequenza, distorsione...) per quanto migliori fossero, sono pur sempre dell'epoca. Qui si innesca la probabilità, alta, altissima, di dover mettere i vari vintage in mano a sapienti restauratori (credo che in Italia una mano basti a contarli tutti): a quale prezzo? Con quale risultato? Con che rapporto costo/resa/ (Continua a pagina 2)
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