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EDITORIALE N. 4/2014 > 1 | 2

BUNRING-IN: LA NUOVA FRONTIERA
DELLE POLEMICHE
Di Francesco Piccione

Credo che ormai tutti sappiate la lieta novella che riguarda il "Massage Disc", che è stato riconosciuto dalla sezione ricerca dell'anteriorità dell'European Patent Office (EPO) come una assoluta novità, nel settore dei procedimenti dedicati al "Burning in". Ciò significa che nessun altro utilizza la sequenza di mia invenzione, per effettuare il rodaggio e/o il preriscaldamento di un impianto stereo. Per questo motivo l'ho chiamato "Disco Massaggio".

Ciò che non sapevo è la grandezza del fenomeno, a quanto pare abbastanza conosciuto presso gli audiofili di altri paesi. L'Ufficio Brevetti Europeo competente per effettuare la ricerca di brevetti similari ed identici, ha svolto una attività certosina, che mi è stata comunicata tramite il rapporto e la redazione dell'opinione. Sono così venuto a conoscenza che i CD di questo genere, non erano solo quelli da noi recensiti, l'XLO ed il Densen DeMagic, ma molti altri.

Sono così venuto a conoscenza di un articolo sull'argomento a firma di Bryan Gardiner (http://www.wired.com/2013/11/tnhyui-earphone-burn-in/) il quale rende chiara l'idea delle dimensioni del fenomeno nel suo paese. Il titolo del suo articolo è eloquente: "Per cortesia, si prega di smettere di effettuare i "burn-in" alle cuffie". Nonostante l'autorevolezza dell'autore, l'articolo mi è sembrato un po' "semplicistico". Fondamentalmente l'autore mette in evidenza l'uso eccessivo (ed ossessivo?) dei procedimenti di "Burning-in".

Nella sostanza, Gardiner è contrario al funzionamento di questi procedimenti e, a sostegno della sua tesi, richiama soprattutto tre eventi: l'opinione di un membro autorevole della Shure; il fatto che non vi è uno standard che consenta di misurare l'efficacia di questi procedimenti e, molto sommariamente, l'autoconvincimento degli Audiofili.

Questa rivista tratta di Alta Fedeltà Esoterica, per cui sostiene l'utilità di tanti accessori e attività volte alla messa a punto di qualsiasi impianto stereo. Se dovessimo cominciare ad affermare che quello non serve, quell'altro non funziona, quell'altro ancora è inutile, tanto varrebbe andare in un centro commerciale ed

acquistare per 600 euro un rack dedicato all'HT ed abbiamo risolto tutto. Abbiamo accertato negli anni che questi piccoli accorgimenti debbano essere presi in seria considerazione, soprattutto alla luce del fatto che la somma di ciascuno spesso porta a risultati superiori alla sostituzione di qualche elemento dell'impianto.

Dalla lettura dell'articolo, risulta evidente che il fenomeno del "burning-in" stia subendo la stessa sorte del "suono dei cavi", ossia lo scambio acceso di opinioni tra favorevoli e contrari. Da ciò deriva la tesi che gli Audiofili si convincerebbero psicologicamente dell'utilità del procedimento. E questo ciò che ancora oggi affermano sugli Audiofili relativamente al suono dei cavi: si autoconvincono.

Non è proprio così, perché recentemente ho avuto la fortuna di leggere le affermazioni di un lettore, il quale sostiene che i cavi in suo possesso, "suonano allo stesso modo", ossia possiedono una precisa impronta timbrica che si manifesta ogni volta che vengono collegati l'uno al posto dell'altro. Non è una affermazione di poco conto… In particolare, possedendo tre coppie di diffusori, ha notato che ogni cavo di potenza in suo possesso, "suona" ugualmente quando collegato ai tre diversi diffusori acustici.

Relativamente alla "percezione sonora", sapete tutti che questo dipende soprattutto dalla capacità risolutiva dei diffusori acustici. A parte che non conosco i procedimenti di "Burn in" a cui Gardiner si riferisce, è chiaro che il riferimento alle cuffie è solo un pretesto per negare l'utilità degli stessi.
Sappiamo che l'efficienza dei diffusori acustici esistenti in commercio, varia dallo 0,3 al 2%. Ciò significa che le variazioni minime percepibili sono più evidenziate in rapporto all'aumento dell'efficienza ed al numero degli altoparlanti presenti in ciascun diffusore. La cuffia, perciò, non è certo il prodotto più adatto per stabilire la validità o meno di un procedimento, non perché su questa non funzioni, ma perché è ancora più difficile percepire le eventuali differenze, soprattutto a causa delle sue esigue dimensioni e ridotta potenza inviata per funzionare.

Come un microscopio più potente rende maggiormente evidente particolari più piccoli, un


(Continua a pagina 2)

 

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