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GLI EDITORIALI | 2010

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2010

EDITORIALE N. 4/2010  1 | 2 | 3

LE DISFUNZIONI DEL MERCATO AUDIO
Di Francesco Piccione

Un giorno in un noto negozio di dischi nuovi ed usati, avevo avuto un'affabile conversazione con un simpatico audiofilo, la quale mi aveva ricordato una serie di argomenti che avevo in cassetto. Era parecchio tempo che non parlavo con un audiofilo senza essere riconosciuto, per cui la nostra conversazione era stata più tra appassionati che tra due differenti barricate.

L'audiofilo conversando con un altro, mi era sembrato sufficientemente preparato su diversi argomenti; ciò grazie alla conoscenza diretta di diffusori e componenti audio, resa possibile dalla frequentazione di molti appassionati, possessori di impianti audio differenti. La mia attenzione si era attivata, quando costui, nel corso di una conversazione, affermava che i giradischi analogici Pioneer non fossero granché. Al che, mentre ero indaffarato a cercare dei CD, mi venne spontaneo rispondergli che ero d'accordo. Pensai: "Toh, uno che forse non è imbrigliato nei soliti luoghi comuni, falsi miti e leggende metropolitane".

Iniziò una conversazione che era anni che non facevo, dove potevo specificare argomenti, senza che l'altro mi guardasse o beatamente (fan) o con aria di odio (audiophilus cretinus…). Purtroppo, l'audiofilo nel prosieguo della conversazione, aveva dimostrato di cadere nella trappola della serie infinita di luoghi comuni, falsi miti e leggende metropolitane… Tra questi, l'utilizzo del subwoofer: non comprendeva come fosse possibile che un noto tenore, utilizzasse nel suo impianto megagalattico dei subwoofer attivi.

A quel punto, sempre senza specificare chi fossi, con la mia dialettica che farebbe ubriacare anche il più solido degli ubriaconi, gli avevo fatto notare che si trattava di una persona che con la musica ci lavora; per cui è chiaro che "cozzandoci" sempre tutti i giorni, ritiene indispensabile l'utilizzo di subwoofer attivi, in accoppiamento a diffusori di grandi dimensioni. "E' il modello da seguire", gli dissi, "poiché abituato a convivere con i suoni reali e non quelli - spesso inesistenti - presenti nella testa di audiofili, che possibilmente non hanno mai seguito un concerto dal vivo". Incredibilmente costui mi aveva dato ragione, confermando il fatto che molti audiofili di sua conoscenza, non erano mai stati ad un concerto dal vivo di musica classica.

Da ciò una serie di racconti, di quelli che a me piacciono tanto, di vita di audiofili, di operatori (seri ed imbroglioni) e di mercato. Che bello: un'oretta passata a conversare in allegria. Ad un certo punto, poiché difficilmente riesco a trattenermi dalla voglia di spiegare certi argomenti, mi chiese: "Ma per caso lei scrive in qualche rivista audio?". Che dovevo fare? Gli risposi di sì, facendogli conoscere HFG, tramite il PC presente in negozio.

La sua prima reazione era stata questa: "
Sa, io e tutti i miei amici audiofili non leggiamo più riviste audio, poiché queste sono tutte uguali, parlando di niente e bene di tutti i prodotti, anche di schifezze da noi testate". Non ha torto, poiché ho creato HFG per questo motivo, nell'intenzione di parlare solo di cose buone ed utili per gli audiofili. Il luogo comune sulle riviste era, però, talmente radicato in lui, che era perfettamente inutile spiegargli la diversità di HFG e che attuiamo una politica di bocciatura del 99% dei prodotti audio esistenti in commercio. Né ha fatto una piega quando aveva saputo che la redazione si trova a circa 30 minuti… A tutt'oggi infatti, non si fatto vedere né sentire, come aveva promesso.

Il dialogo è stato importante e costruttivo.
Innanzitutto, è stato evidenziato che nessuno della cerchia dei suoi amici leggesse più riviste audio. Non posso non concordare. Però una volta creato il luogo comune, difficilmente si riesce a contrastarlo: anche HFG viene vista come una rivista qualunquista tradizionale, pur senza conoscerne i contenuti.  In oltre 30 anni ne ho lette tantissime, anche straniere come Stereophile, The Absolute Sound, la Nouvelle Revue du Son, Stereo Review, ecc. e posso affermare che ognuna ha delle caratteristiche positive; spesso, però, il loro orientamento è dettato dall'andamento del mercato audio, rendendole così sovrapponibili. Recentemente, infatti, è stata creata una nuova rivista, "verde" come la nostra, ma dalla lettura dei primi numeri è emerso chiaramente che si tratta della solita ed inutile rivista audio, nulla di paragonabile alla nostra, a parere di diversi abbonati. Peccato, mi sarebbe piaciuto trarre spunto da nuove idee! Invece, siamo ancora soli in questo desolato mondo audio…


(Continua a pagina 2)

 

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