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GLI EDITORIALI | 2010

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2010

EDITORIALE N. 3/2010  1 | 2 

TESTE PENSANTI E PAPPAGALLI
Di Francesco Piccione

Un autentico polverone ha "mosso" il precedente numero 25 di HFG.
Ciò mi conforta poiché tale fatti avvengono ogniqualvolta si toccano "tasti" particolari, che non dovrebbero essere toccati. Due sono stati i tipi di polverone: da un lato, quello generato dalle persone con la testa pensante; dall'altro, quello delle persone che ripetono le cose "a pappagallo", per sentito dire o affermato da altri. Se tutte le persone fossero con la testa pensante, è chiaro che certi personaggi della politica italiana sarebbero affaccendati a tutt'altre cose, all'altezza delle loro reali capacità, quali collezionisti di farfalle, addestratori di delfini, ecc.

Due gli argomenti "scottanti".
Il primo, la quasi "bocciatura" o meglio ridimensionamento, di un mito tra i diffusori, in virtù del suo scarso valore del rapporto sensibilità/costo: ben 0,0006... E' la prima volta nel settore audio che si pone l'attenzione sulla qualità dei diffusori, indicando nel valore della sensibilità uno dei parametri fondamentali. I pappagalli ovviamente, hanno avuto da ridire, favoleggiando di filosofia, qualità di ascolti, particolarità del progetto, livello di costruzione, immagini spaziali giganti ed altre similari amenità.

Da quando è nata l'alta fedeltà,
il fattore discriminante di qualità dei diffusori è sempre stata - anche - la sensibilità (meglio sarebbe dire l'efficienza, ma non viene mai indicata…). Ma in un paese non più di "spaghetti, sole e mandolini", ma ahimè di audiofili ignoranti, dove ben radicato è il culto del minidiffusore, è un concetto duro da assimilare. Tanto che ormai il giudizio sul suono dei diffusori si basa essenzialmente sull'ascolto, pareggiando così il livello intellettuale tra laurea e scuola media… e tra condannato (che siede nel parlamento) e persona che non ha fatto niente (che paga il suo stipendio di parlamentare…).
Semplicemente con il passare del tempo, con l'involuzione culturale dell'italiano medio (che non vuole capire affatto che i condannati non devono sedere in parlamento…), tale parametro è stato, non tanto declassato,
quanto dimenticato completamente.

Tornando indietro nel tempo, dobbiamo

attendere la nascita della Acoustic Research (AR), per vedere i primi diffusori a bassa sensibilità rispetto ai canoni precedenti, dove i 100 dB erano la norma. Il Klipschorn nato negli anni 50, sono ancora oggi con il loro 106 dB i diffusori più efficienti presenti nel mercato dei diffusori per uso domestico. Alla fine degli anni Ottanta e per tutta la metà degli anni Novanta, per 130 milioni di lire non ti offrivano un diffusore da 94 dB, ma da 100, una enormità rispetto ai 94… Basti solo pensare alle Infinity IRS V e ai Goldmund Apologue. Già dopo la metà degli anni Novanta, le Genesis One con l'adozione di un unico midrange anziché in configurazione multipla come nelle Infinity IRS V, cominciava ad offrire un rapporto sensibilità/costo inferiore rispetto all'illustre predecessore. Fu l'inizio del decadimento del rapporto sensibilità/costo, sino a giungere all'esempio presentato nello scorso numero: la Grande Utopia. Infatti…

Per cui è chiaro che era impossibile non fare notare questo basso valore di sensibilità in rapporto al costo di acquisto dei diffusori, soprattutto alla luce di quanto offre la concorrenza. Mi giunge voce, ad esempio, che la Pioneer, ditta molto apprezzata dai pappagalli, per 70.000 euro offre una coppia di diffusori da 93 dB: già costano la metà… Scendendo di prezzo, troviamo anche le Chario Serendipity a 93 dB, le Tannoy Westminster a 99 dB, le Klipschorn a 106 dB, le Tannoy Canterbury a 96 dB, ecc. Non è che i buoni diffusori manchino! Semplicemente è che certuni in generale, si sono dati alla pazza gioia aumentando i prezzi ad un livello tale da rendere i prodotti completamente fuori mercato. Un peccato poiché molti audiofili non sono disposti verso l'acquisto di questi prodotti, se non venduti al giusto prezzo. Ad esempio, per anni, le Klipschorn e le Westminster costavano cifre importanti ma abbordabili; oggi, gli stessi costano talmente tanto che a nessuno viene più in mente di acquistarli! Un peccato, considerato che si tratta di prodotti di aziende attente al controllo del costo finale.

L'aumento dei prezzi di vendita è stato talmente ampio e generalizzato, che ormai gli audiofili veri hanno abbandonato questa passione, poiché i loro oggetti del desiderio costano quanto un


(Continua a pagina 2)

 

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