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L'ascolto è stato talmente accattivante da spingermi ad ascoltare lo stesso brano in tutte le versioni in mio possesso! In particolare, mi hanno lasciato di stucco la musicalità e l'espressività estratte dalla esecuzione di Wanda Landowska, nonostante risalga ai primi anni '30.
Chopin, "Notturni". Emergo Classics, 1974 (data incerta). Sergio Fiorentino, pianoforte.
Il secondo brano che ho voluto riascoltare con le Maggies è un notturno di Chopin, particolarmente "ricercato" da quando è stato usato per la colonna sonora del bellissimo film "Il Pianista". Si tratta del "Notturno in Do diesis minore opera postuma" (C sharp minor op. posth.), che ho sentito in diverse interpretazioni, scegliendo di segnalare l'esecuzione del grande pianista napoletano Sergio Fiorentino.
Questa incisione della Emergo Classics presenta un forte fruscio, riprodotto dalle Maggies nel solito modo, ovvero con la capacità di staccarlo dal contesto sonoro, facendo un magico primo piano allo strumento. Con il sistema principale (Tannoy Canterbury + sub), il piano è più grande e corposo, ma è un po' "sminuito" dalla possanza del soffio, non perché manchi nitidezza alla riproduzione dello strumento, ma perché l'intensità di una componente dell'incisione che "esuli" dal messaggio musicale, tende a distogliere l'attenzione dagli strumenti ed a far sembrare maggiormente ricco di dettaglio il diffusore più "indifferente" verso la presenza di certe frequenze.
I difetti di questa registrazione vengono comunque smascherati anche dalle Magneplanar, che restituiscono con grande efficacia l'essenza melodica del messaggio musicale, nonostante le prime armoniche siano leggermente penalizzate dalla mancanza delle basse frequenze più profonde. In particolare durante l'inizio del brano, la percezione del peso dello strumento è legata alla capacità del sistema di riprodurre le frequenze al di sotto dei 30 Hertz, anche se presenti a basso livello. Quando ciò non è possibile, chi è abituato a sentire le prime armoniche come naturale "discendenza" dalle note fondamentali, non potrà fare a meno di notare che il suono, per quanto godibile, non ha la solita consistenza armonica.
A questo punto ho brevemente inserito i subwoofers e la conferma è stata immediata. Oltre allo spessore del medio-basso, è importante segnalare come anche le armoniche più "fini", appaiano all'istante come tali e non come semplici "dettagli" staccati dal contesto strumentale. La già notevole "correttezza" timbrica, favorita dall'incremento della potenza acustica al di sotto dei 60-70 Hertz, raggiunge livelli tali da giustificare la spesa necessaria per l'acquisto dei subwoofers, che permettono un salto di qualità, che posiziona i diffusori oggetto della prova, in una categoria che con essi ha davvero poco a che vedere.
Chi non riuscisse a reperire la versione di Sergio Fiorentino, potrebbe facilmente trovare quella di Claudio Arrau (Philips) o di Vladimir Ashkenazy (Decca), ed il discorso sarebbe sostanzialmente identico, nonostante la notevole diversità delle incisioni e delle interpretazioni ...
Ernst Bloch, "Schelomo", Alfred Wallenstein direttore, Pierre Fournier violoncello, Berliner Philharmoniker, Deutsche Grammophon, 1967
Passiamo ora ad una registrazione Deutsche Grammophon del 1967, che ci permette di fare alcune considerazioni sulla riproduzione dell'orchestra. In questa straordinaria esecuzione, ascoltiamo i Berliner Philharmoniker, che eseguono "Schelomo", la rapsodia ebraica per violoncello ed orchestra composta da Ernst Bloch. L'orchestra è diretta da Alfred Wallenstein ed il violoncello solista è affidato ad uno dei più grandi strumentisti di tutti i tempi: Pierre Fournier.
A prescindere da ogni considerazione audiofila, tenevo a segnalare quest'opera musicale, "dedicata" al Re Salomone, per la sua bellezza, avendo notato che è generalmente poco conosciuta. Bloch compose Schelomo attorno al 1915, cioè in anni in cui, per ovvi motivi storici, le composizioni musicali esprimevano spesso una profonda inquietudine ed un incolmabile, quanto arido, vuoto pessimistico. Tutte e tre le versioni in mio possesso, esprimono, infatti, molto bene queste sensazioni, grazie alla maestria dei solisti (Rostropovich e Maisky nelle altre due esecuzioni, entrambe dirette da Bernstein).
Tornando alla nostra passione per la riproduzione ad Alta Fedeltà, il brano permette di capire il miglioramento introdotto dai subwoofers per un motivo concreto e sostanziale, ossia il riequilibrio dei rapporti tra strumento solista ed orchestra.
L'importanza dello strumento solista, riguardo all'esposizione melodica della composizione, fa si, che già a livello psicologico, l'ascoltatore sia naturalmente portato a concentrarsi su di esso. Figuriamoci, quindi, cosa si perde durante la riproduzione, quando l'orchestra viene "privata" delle note più profonde dei contrabbassi, dei tocchi più delicati della grancassa orchestrale, delle cavernose note fondamentali del controfagotto e del bassotuba.
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